giovedì 1 febbraio 2018

NERI MARCORE' FA RIVIVERE DE ANDRE' E PASOLINI AL TEATRO BRANCACCIO

CANZONI DI FABRIZIO DE ANDRÈ

DRAMMATURGIA E REGIA GIORGIO GALLIONE

CON GIUAPIETRO GUARRACINO E VIERI STURLINI (VOCI E CHITARRE)

ARRANGIAMENTI MUSICALI PAOLO SILVESTRI
COLLABORAZIONE ALLA DRAMMATURGIA GIULIO COSTA
SCENE E COSTUMI GUIDO FIORATO
LUCI ALDO MANTOVANI

DEDICATO A PIER PAOLO PASOLINI


31 GENNAIO - 4 FEBBRAIO 2018
da mercoledì a sabato ore 21, domenica ore 17
prezzi da 40 a 24 euro



 Avete tempo per andare a vedere Neri Marcorè al teatro Brancaccio di Roma fino a domenica 4 febbraio, e ne vale davvero la pena. QUELLO CHE NON HO  è un viaggio tra musica e teatro, i cui protagonisti sono Fabrizio De Andrè e Pier Paolo Pasolini. Attraverso le loro opere, viene narrato il nostro Paese, con una lungimiranza, una veggenza, propriamente tipica dell'essere poeta. L'èscamotage usato dall'autore come incipit per il doppio percorso De Andrè- Pasolini è la concomitanza tra la partecipazione al concerto tenuto a Napoli dal cantautore genovese nel 1995 e l'esigenza di leggere gli Scritti Corsari di P.P.P. Azione avvenuta nel Foyer del suddetto teatro. Da là si dipana una narrazione fatta di parole e musica che ci dimostra quanto Pasolini fosse uno spirito acuto e che avesse capito che la politica non è una causa, ma un effetto, che il reale problema del Nostro Paese  è di tipo antropologico, e che questo problema avrebbe portato ad una orrenda preistoria, che non è altro che l'epoca che stiamo vivendo oggi. De Andrè dal canto suo, pur provenendo da una famiglia benestante, nei suoi testi ha sempre cantato gli ultimi, le prostitute, i ladri, gli zingari o narrato tragedie popolari come Dolcenera, e comunque messo in evidenza le realtà nascoste, in modo chiaro ed evidente.. Il punto di arrivo è che la nostra specie è l'unica che riesce ad autodistruggersi
Miriam Comito


QUELLO CHE NON HO è un affresco teatrale che, utilizzando la forma del teatro canzone, cerca di interrogarsi sulla nostra epoca, in precario equilibrio tra ansia del presente e speranza del futuro.
Ispirazione principale di questo percorso sono le canzoni di De André (in particolare del concept album “Le nuvole”) e le visioni lucide e beffarde di Pier Paolo Pasolini, apocalittiche, visionarie profezie (contenute nel poema filmico “La rabbia”)  che raccontano di una “nuova orrenda preistoria” che sta minando politicamente ed eticamente la società contemporanea.
Ci serviremo per questo di storie emblematiche, quasi parabole del presente, che raccontano (anche in forma satirica) nuove utopie, inciampi grotteschi e civile indignazione. Storie di sfruttamento dell’uomo e dell’ambiente, di esclusione, di ribellione, di guerra, di illegalità, rileggendole col filtro grottesco, ghignante e aristofanesco, che De André ha utilizzato ne “Le nuvole”.

“Come può un artista, un intellettuale, raccontare a chi non l’ha vissuto, cosa è stato il nostro tempo? Una volta chiesero a un direttore d’orchestra, Furtwangler: “Quanto dura il concerto di Mozart che lei dirigerà stasera?” E il direttore rispose: “Per lei dura quarantadue minuti… per chi ama la musica dura da 300 anni!””.
Stiamo producendo orrori e miserie, ma anche un tempo fatto di opere meravigliose, quadri, musica, libri, parole. Eredità e testimonianza della civiltà umana sono le frasi di Leonardo: “seguiamo la fantasia esatta”, di Mozart “siamo allievi del mondo”, di Rameau “trovo sacro il disordine che è in me”, di Monet “voglio un colore che tutti li contenga”, di Fabrizio De André “vado alla ricerca di una goccia di splendore”, fino alle utopiche provocazioni di Pasolini “è venuta ormai l’ora di trasformarsi in contestazione vivente”

Così viaggiando “in direzione ostinata e contraria” si favoleggia del “Sesto continente” un’enorme Atlantide di rifiuti di plastica (grande 2 volte e mezzo l’Italia) che galleggia al largo delle Hawaii; di evoluti roditori, nuovi padroni del mondo, che inaugurano il regno di Emmenthal (…dopo Neanderthal); di surreali, realissime interrogazioni parlamentari che lamentano la scomparsa di Clarabella(?!) dai gadgets dell’acqua minerale; di guerre civili causate dal coltan, minerale indispensabile per far funzionare telefonini e playstation, di economia in “decrescita felice” che propone la pizza da un euro (una normale margherita, grande però come un euro…), costruendo così un mosaico variegato di storie (anche in forma di canzone) che si muove tra satira, racconto e suggestione poetica.

Nelle ultime stagioni Neri Marcorè ha molto frequentato il teatro musicale, esplorando tra l’altro Gaber e i Beatles e costruendo spettacoli che guardano sia al teatro civile che alla bizzarra giocosità del surreale. Con "Quello che non ho" siamo di fronte ad un anomalo, reinventato esempio di teatro canzone (sostenuto ed arricchito in scena da tre chitarristi/cantanti dal talento virtuosistico) che, ispirandosi a due giganti del nostro recente passato (De Andrè e Pasolini) prova a costruire una visione personale dell'oggi. Un tempo nuovo e in parte inesplorato in cerca di idee e ideali.

Un ringraziamento a Stefano Benni, Massimo Bubola, Francesco De Gregori, Ivano Fossati, Mauro Pagani, Michele Serra e Fondazione De André.

Le canzoni di Fabrizio De Andrè presenti nello spettacolo sono
Se ti tagliassero a pezzetti (De Andrè _ Bubola)
Una storia sbagliata (De Andrè – Bubola)
Ottocento (De Andrè – Pagani)
Don Raffaè (De Andrè – Pagani- Bubola)
Quello che non ho (De Andrè – Bubola)
Khorakhanè (A forza di essere vento) (De Andrè – Fossati)
Smisurata preghiera (De Andrè – Fossati)
Dolcenera (De Andrè – Fossati)
Volta la carta (De Andrè – Bubola)
Canzone per l’estate (De Andrè – De Gregori)



TEATRO BRANCACCIO  ·  VIA MERULANA 244, 00185 ROMA  ·  TEL 06 80687231/2  ·  TEATROBRANCACCIO.IT
TEATRO BRANCACCIO ·  VIA MERULANA 244, 00185 ROMA  ·  TEL 06 80687231/2  · TEATROBRANCACCIO.IT

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