venerdì 16 febbraio 2018

ARVIGO E GRAMAGLIA AL BRANCACCINO PER FABRE

15 – 18 febbraio 2018
dal giovedì al sabato ore 20.00; domenica ore 18.45
nell’ambito di Spazio del Racconto
rassegna di drammaturgia contemporanea 2017/2018 - III edizione

L’IMPERATORE DELLA SCONFITTA
di Jan Fabre

traduzione Giuliana Manganelli
Regia Elena Arvigo
Con Elena Arvigo e Caterina Gramaglia
Scenografia Alessandro di Cola
Video Project Carolina Ielardi
Luci Manuel Molinu
Assistente alla regia Tullia Salina  Attina’
Foto Manuela Giusto e Agnesa Dorkin
Produzione Teatro Out Off




L'IMPERATORE DELLA SCONFITTA in scena al Brancaccino di Roma fino al 18 febbraio, non può considerarsi un "mero" spettacolo teatrale, ma un'espressione di arte totale. D'altronde il testo è di Jean Fabre, artista contemporaneo belga, ed è un testo crudele che va  da una parte a scandagliare l'animo umano, forse troppo piccolo per contenere un organo autonomo e vitale come il cuore, e dall'altra pone 'accento su quella che è la massima finzione, nel senso di messa in opera della realtà, ovvero il teatro. Dov'è la sconfitta, il fallimento,è dentro di noi è una questione emotiva, ma è proprio da esso che nasce la possibilità di iniziare di nuovo da capo, il fallimento quindi, non visto come una porta che si chiude, bensì come una possibilità di rilancio. Chi più dell'attore, novella fenice, ha la possibilità di riparare ai propri errori, attraverso la ripetizione il recitare. Lo spettacolo per la regia di Elena Arvigo è a due voci, la stessa Arvigo e Caterina Gramaglia, che interpretano uno stesso personaggio le loro figure, le due narratrici, dipanano, attraverso ripetizioni, il paradosso dell'esistenza umana, sono accompagnate da delle proiezioni suggestive di una vita che fluttua intorno noi, sempre uguale Cosa chi e come deve cambiare? Noi, esseri umani, dopo tante ripetizioni, dopo tanti fallimenti, se non  a noi stessi, apriremo un varco per quelli che verranno dopo.  L'espressione d'arte totale L'IMPERATORE DELLA SCONFITTA, quindi vuole attraverso una cinica visione mandare un messaggio di positività: vedere uno spiraglio laddove sembra esserci una chiusura

Miriam Comito




 “Una scatola magica, che, alternando la parola densa e poetica del testo  le immagini spettacolari dei video e un contrappunto di costumi e oggetti di scena dalla naïvité ricca e surreale, riesce a sortire un effetto avvolgente e coinvolgente. L’imperatore qui viene raddoppiato costantemente, in questa poetica della scomposizione e della ripetizione, dell’affastellamento e dell’anafora.”
Francesca Romana Lino – Fattiditeatro
“Nell’Imperatore della sconfitta il racconto del non riuscire è un complesso sistema di simboli Il fallimento non viene indagato in una dimensione esteriore e sociale ma in un’analisi emotiva. Si esce dallo spazio del monologo per cercare un’esperienza scenica duale, esperimento che riesce e conferisce al testo una dinamica viva, pur all’interno dell’intenzione post drammatica.”
Renzo Francabandera – Milano in scena
“Lo spettacolo è un’ardua cavalcata meditativa di cinquanta minuti. L’effetto è molto suggestivo: le due figure in scena, dietro allo schermo trasparente popolato di immagini, sembrano perdere consistenza reale. Ci sono anche oggetti di scena che rinviano a un mondo “altro”, come le evocative scale a pioli che terminano a punta, a indicare lo slancio, una scommessa perduta verso il cielo. E poi c’è l’immagine dominante del cuore: Bisogna allora provare a togliersi il cuore, guardarlo da fuori e trovargli un altro posto, cioè liberarsi dalle convenzioni e tentare un’interrogazione di sé.”
Gilda Tentorio – Frammenti rivista
“EVERY MAN NEEDS A LITTLE  BIT OF MADNESS ”

L’Imperatore della sconfitta, o come perdere per risorgere, è l’opera scritta nel 1994 e dedicata all’attore Marc Moon Van Overmeir da Jan Fabre, uno degli artisti più estremi e visionari del nostro tempo. Nell’adattamento italiano si sono sostituiti brani di repertorio di Marc Moon e le filastrocche popolari fiamminghe con brani della nostra tradizione che possano evocare la stessa famigliarità. Il testo è continua evocazione del titolo. Per Fabre la sconfitta intesa come perdita (The Emperor of Loss) porta già in sé la possibilità della rinascita e innesca la re-azione che permette di proseguire. Come in un gioco di specchi, un unico personaggio che si sdoppia in due voci per potenziare l’ambivalenza spesso ossimorica delle questioni, in una ripetizione continua. Sbaglio dunque posso continuare. Come in una poesia ermetica, il monologo di Fabre semina tracce di un discorso impossibile che raggiunge e mette a nudo l’essenza di ogni essere umano. Una riflessione straordinariamente originale sulla fragilità delle nostre identità e sul valore creativo del fallimento.
Uno spettacolo catartico, una meditazione filosofica. L’Imperatore delle sconfitte si interroga sull’identità dell’artista, un rincorrersi di riflessioni, sull’essere umano e in particolare sul un tema della “perdita” che è l’alveolo del riscatto e prevede in sé i parametri di un’azione rivoluzionaria. La scalata di ogni uomo è verso il cielo per cercare un posto dove riporre il cuore. Quel cuore, macchina perfetta che non si stanca mai di pompare sangue , centrale nella rappresentazione, che si trova all’esterno del corpo, lasciando aperta quindi la domanda: è troppo grande per essere contenuto all’interno o  l’artista è senza cuore? “Come il Sisifo del mito, condannato alla iterazione eterna della sua fatica, egli torna sulla scena-patibolo, lo spazio abitato dal «sogno insolubile», cioè la frontiera tra finzione e realtà, dove può ricominciare.” Ripete, cade, ricomincia: solo l’esercizio genera l’arte, “Il luogo del fallimento e della possibilità di ricominciare è per antonomasia il palcoscenico. L’imperatore della sconfitta per eccellenza è il mago, il clown cioè l’attore che non può che fallire ogni sera per iniziare nuovamente da capo.” E in questo errare dell’anima- all'imperatore della sconfitta – all’uomo all’attore - forse alla fine forse spunteranno due ali tra le spalle per volare.

Note di regiaDi questo testo e di Jan Fabre amo lo slancio verso il mondo con il cuore in mano “fuori dal corpo” e il suo essere sempre sfuggente a qualsiasi definizione. La sfida è quella di cercare di restare “perdenti” per poter ricominciare e di provocare questa perdita con vitalità. In amore e in guerra “vale” qualsiasi cosa. Il teatro è entrambe le cose insieme. Gli attori per Jan Fabre sono “guerrieri della bellezza”. L'effetto che mi fece studiare con Jan Fabre fu più o meno questo. Una grande provocazione - intelligente e profondamente umana. Da quell'incontro nel 2011 è nato il desiderio di viaggiare dentro questo suo testo. L’impresa è complessa ma la domanda che mi fa rimanere curiosa di continuare è sempre la stessa “Perche no?”

BRANCACCINO
Via Mecenate 2, Roma - www.teatrobrancaccio.it
Biglietto: 14,00 € + 1,50 € d. p.
card open 5 ingressi: 55 €
Prevendita su Ticketone.it e presso i punti vendita tradizionali
BOTTEGHINO DEL TEATRO BRANCACCIO 
Via Merulana, 244 | tel 06 80687231 | botteghino@teatrobrancaccio.it

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