mercoledì 19 ottobre 2016

AMLETO Recensione

Compagnia Molière
Presenta

DANIELE PECCI  MADDALENA CRIPPA
AMLETO
di W. SHAKESPEARE
Con
ROSARIO COPPOLINO
e con
GIUSEPPE ANTIGNATI, SERGIO BASILE
MARIO PIETRAMALA, MAURO RACANATI
MARCO IMPARATO, VITO FAVATA
MAURIZIO DI CARMINE, MARIACHIARA DIMITRI
PIERPAOLO DE MEJO, DOMENICO MACRI’, ANDREA AVANZI


Adattamento e regia DANIELE PECCI

Costumi di  MAURIZIO MILLENOTTI
ELENA DEL GUERRA
Disegno luci di   MIRKO OTERI
Musiche originali di   PATRIZIO MARIA D’ARTISTA
Aiuto regia RAFFAELE LATAGLIATA

 In scena al Teatro Quirino di Roma dal 18 al 30 ottobre 2016 AMLETO per l'adattamento e la regia di Daniele Pecci. Shakespeare e la contemporaneità sono sempre andate a braccetto, questo perchè nel corso dei secoli possono cambiare le circostanze storiche ma  non l'essere umano, con le sue passioni, i suoi tormenti, e inoltre alcune circostanze storiche tendono, seppur con altre forme a ripetersi in modo ciclico. L'Amleto, è senza dubbio una delle tragedie del bardo che più si prestano ad un'adattamento in chiave contemporanea, perchè al di là dell'azione narrata, c'è il porre in evidenza uno dei maggiori dilemmi umani, ovvero agire o non agire davanti ad un evidente sopruso. Questo dilemma ha attanagliato l'uomo moderno da sempre, l'uomo che si rende conto di avere una possibilità di scelta donatagli dal raziocinio da una parte e da un anelito di libertà dall'altro... restare supino dormire, oppure reagire. Al giorno d'oggi questo dilemma è più che mai attuale, perchè viviamo in una apparente democrazia da molti anni. I pregi di questo spettacolo sono il fatto che Daniele Pecci sia un profondo conoscitore della figura di Amleto avendo scritto una tesi di laurea sull'argomento, e che abbia deciso di portarlo in scena, con una chiave, se vogliamo definirla di facilitazione, passando innanzitutto dai versi alla prosa, più comprensibile al vasto pubblico, evitando scenografie magniloquenti e vestiti di scena eccessivamente sfarzosi, che possono si appagare l'occhio ma al contempo distraggono lo spettatore dall'ascolto della parola. 
Miriam Comito

Un uomo, da solo. Da solo con la sua coscienza. Un compito: la vita. Ma anche la paura, terribile, che immobilizza: la nostra. Esiste il “nostro” futuro? O esiste il destino?
Non è dato sapere.
Almeno per ora, almeno per l’uomo, cosiddetto moderno. Quello che forse conta però, è che queste domande costituiscano un ponte, che collega noi stessi a quell’uomo moderno, a quell’uomo shakespeariano, vissuto nel Milleseicento: siamo sostanzialmente gli stessi.
L’Amleto di Shakespeare è il testo teatrale più importante dell’era moderna. Vi è in esso un’analisi profonda dell’umano sentire, in rapporto alle problematicità del vivere quotidiano. Meglio di chiunque altro, e soprattutto per primo, Shakespeare è riuscito a raccontare le infinite contraddizioni dell’essere umano, di fronte all’impegno che questo deve assumersi per poter anche semplicemente stare al mondo; affrontare il futuro, il destino, l’amore, le ingiustizie, le controversie, il dolore, la perdita ecc. In esso sono ben dosate le rappresentazioni del mondo grande, lo stato, i grandi destini e temi dell’umanità, e il microcosmo familiare dei sentimenti più intimi e segreti.
In questo senso per me, è il testo più moderno, più urgente, e come tale mi sprona più di ogni altro alla sua rappresentazione, anche in veste registica. Il mio impegno è quello di proporre al pubblico contemporaneo, uno spettacolo contemporaneo. Non già con l’intento di mediare, sovrapporsi, o nella migliore delle ipotesi, aggiungersi, alla miriade di interpretazioni che dal 1601 ad oggi sono state fatte; sarebbe un esercizio di stile fine a se stesso e soprattutto assolutamente vano per il pubblico nuovo, del quale ci sentiamo di dover tenere conto in maniera particolare.
Elemento nodale, è ovviamente il testo: traduzione e adattamento. Leggermente tagliato (durerebbe altrimenti più di quattro ore) ma fedele, non alterato, e con una traduzione atta a esaltarne tutte le possibilità poetiche, ma in una prosa semplice, scorrevole, di facile comprensione, e con una messa in scena e una recitazione che si propongono di essere vicine al nostro mondo, senza simbolismi e sovrastrutture che si frappongano fra i 14 attori sul palcoscenico ed il pubblico.

Daniele Pecci


Dal 18 al 30 Ottobre
TEATRO QUIRINO di Roma
via delle vergini, 7

Dal martedì al sabato ore 21, giovedì 20 ore 17, mercoledì 26 ore 17, sabato 29 ore 17 e 21, domenica sempre ore 17,00
Prezzi da 34 a 17 euro


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