venerdì 28 ottobre 2016

L'ULTIMA STREGA Recensione



Glarona 1782 – Roma Teatro Brancaccio 2016.
Quando il musical è tutta un’altra Storia.


Valeria Monetti    Cristian Ruiz










musical drama di
Andrea Palotto e Marco Spatuzzi
ispirato da una storia vera
con Giulio Corso
con la partecipazione straordinaria di
SIMONE COLOMBARI e LORENZO GIOIELLI


Alessandro Tirocchi e Maurizio Paniconi (Colorado, Radio Globo/M100) nel ruolo dei giornalisti
insieme a un cast di grandissimi interpreti in cui spicca la giovanissima Mikol Barletta.



L'ULTIMA STREGA musical di Andrea Palotto e Marco Spatuzzi in scena al Teatro Brancaccio di Roma dal 27 ottobre al 6 novembre 2016, tocca un'argomento di scottante attualità: la paura del diverso, perchè di questo si tratta. E l fa usando un doppio registro, quello comico, ironico affidato ai due giornalisti (Alessandro Tirocchi e Mauro Paniconi) e e uno tragico, tutti i personaggi coinvolti nella storia. una storia tratta, ahimè dalla realtà Anna Goeldi è esistita davvero, e soprattutto fu giustiziata nel 1784, in piena età dei lumi perchè ritenuta una strega.L' Illuminismo, l'età della ragione, la condanna dell'oscurantismo non sono bastati a salvarle la vita. Il diverso ha sempre fatto paura, e continua a farla...basta guardare gli ultimi fatti di Goro.  Anna Goeldi è stata "riabilitata" solamente nel 2008. Il suo personaggio interpretato da Valeria Monetti nel musical è una donna ferita, ma ancora piena di amore dentro di se, in grado di distinguere perfettamente il bene dal male, fino all'estremo sacrificio, immolarsi per un bene più grande, alcune cose di lei rimangono inspiegate, ma è giusto che sia così..,chi 'ha detto che le streghe siano cattive. Gli fa da controparte, il progressista del paese, l'illuminista, interpretato da Cristian Ruiz colui che fa la predica al parroco , coli che porta il vento nuovo, si ma solo quando non si tratta dei propri interessi, un personaggio complesso che Ruiz sa ben impersonare in tutte le sue sfaccettature. La storia narrata in questo musical simboleggia quindi e spiega  a chiare lettere come si fa ad ottenere cosa si vuole per se....il teatro....apre le menti.
Miriam Comito


Un personaggio storico Anna Goeldi, un oscuro destino segnato da malvagità e oscurantismo. Nel tempo del dominio dei lumi, la caccia è ancora aperta!
Da un libro regalato in dono la notte di Natale due giornalisti immaginano la verità su Anna Goeldi, presunta ultima donna in Europa, a essere giustiziata per stregoneria, a Glarona nel lontano 1782. In un sapiente gioco di tragica ilarità, Andrea Palotto (“Lady Oscar”, “Non abbiate paura”, “Processo a Pinocchio”…) affida il racconto della Storia a due personaggi irriverenti che dissacrano il passato, ma facendolo ripercorrono minuziosamente la vita della donna/strega e la sua intima natura, doppia, perché solare e misteriosa. Tra le montagne della Svizzera del settecento, Anna Goeldi (Valeria Monetti) si trova a fare i conti con la diffidenza di una piccola comunità cantonale nei confronti di chi è diverso e forestiero. Lei madre ferita e sola, coraggiosamente padrona del proprio destino ed incredula dell’effimero caso, verrà punita dall’odio e dalla gelosia, dalla vendetta, avida di assoluzione di un giudice “illuminista a intermittenza” (Cristian Ruiz), incatenato al passato della stessa donna, ma abituato a comprare il silenzio e il consenso, a costruire il bene e il male e a ricorrere alla superstizione popolare per servire vendette e sentenze senza appelli. Gli unici sordi al pettegolezzo e  capaci di vedere oltre la menzogna che si autoalimenta sono un “cavaliere del pane” imbranato e dolce come le delizie che sforna, un giovane fabbro, intento a forgiare il suo cuore, e l’oggetto dei suoi pensieri  amorosi, la piccola Sara, adolescente figlia del giudice (interpretata dalla giovanissima Mikol Barletta) spontanea e sensibile, spensierata, innamorata della vita e misteriosamente legata alla protagonista.
La cornice sonora creata da Marco Spatuzzi, rende la scena appassionata e magica, descrivendo emotivamente il paesaggio e l’anima dei personaggi sempre più definita e completa, insinuandosi elegantemente fra i dialoghi costruiti senza abusi di banalità retorica.
L’ieri e l’oggi sulla scena sembrano mescolarsi fino a confondersi e la storia magicamente diventa realtà, la sorte di una strega riporta alla sorte di una donna indipendente e di una madre fiera, che nella morte fa vincere la vita e nel peccato fa trionfare l’amore. Il 27 agosto 2008, a più di 226 anni dall' esecuzione, il parlamento cantonale di Glarona si è pronunciato per la riabilitazione di Anna Goeldi. Ma chi era veramente? È stata davvero “l’ultima strega”?
“…la caccia alle streghe non è mai finita, vedi il maccartismo, o le persecuzioni razziali, sessuali, politiche: la storia si ripropone nel tempo, c’è sempre una comunità che decide che qualcuno non va bene, è diverso, lo condanna a morte anche socialmente dopo aver avviato la macchina del fango nota anche oggi, parlando male, mormorando, ingiuriando. È il razzismo di una comunità che affibbia una etichetta e non te la toglie più…” (Maurizio Porro – Corriere della Sera, anteprima “L’ultima strega” ottobre 2013)
16 attori sulla scena e Orchestra dal vivo per un musical anomalo, moderno, che spezza gli schemi e proietta lo spettatore dentro e fuori dal tempo per 2 ore e un quarto di lacrime e risate senza soluzione di continuità.



TEATRO BRANCACCIO
Dal 27 ottobre al 6 novembre
Dal giovedì al sabato ore 21, domenica ore 17
Prezzi da 39 a 23 euro

giovedì 27 ottobre 2016

MAROCCHINATE Recensione

TEATRO LO SPAZIO
dal 25 al 30 ottobre 2016
dal martedì al sabato ore 20.30 –domenica ore 17.00
Via Locri, 42

MAROCCHINATE
Di Simone Cristicchi e Ariele Vincenti

con Ariele Vincenti

Costume: Sandra Cardini-  Disegno luci: Marco Laudando
Voci off: Elisabetta De Vito, Massimo De Rossi, Aurora Guido
Organizzazione Alessandra Cotogno – aiuto regia Teodora Mammoliti

regia Nicola Pistoia


La funzione del teatro è quella di diffondere cultura, in modo specifico, quella  particolare cultura che altrimenti avrebbe difficoltà ad essere conosciuta dai più. Ci sono, infatti, ahimè storie, che hanno assolutamente diritto a far parte della "grande storia" che invece, sono del tutto misconosciute, questo perchè la storia, quella che ci fanno studiare a scuola da sempre è scritta dai vincitori, che devono essere per forza candidi sine macula. Per fortuna che c'è il teatro che ci viene incontro, per rendere noto al grande pubblico avvenimenti terribili successi nel nostro Paese. Simone Cristicchi e Ariele Vincenti hanno scritto un testo bellissimo sul multiforme eccidio perpetrato dalle truppe coloniali francesi i cosiddetti Gaumiers nei confronti della popolazione ciociara. 1944 la Seconda Guerra Mondiale sta volgendo al tramonto, gli alleati sono sbarcati ad Anzio il 22 gennaio, già il il 18 dello stesso mese bombe, bombe e ancora bombe sulla Ciociaria, "rea" di ospitare parte della linea Gustav voluta da Hitler che divideva in due la penisola italiana: a nord il territorio in mano alla Repubblica Sociale Italiana, e alle truppe tedesche a sud gli alleati. Si estendeva dalla foce del fiume Garigliano, al confine tra Lazio e Campania, fin a Ortona in provincia di Chieti, passando per Cassino nel frusinate. Erano si arrivati gli alleati, ma la guerra non era finita, anzi per la popolazione dei paesi della Ciociaria si stava per aprire la pagina più tragica. Gli alleati decisero di inviare sul fronte di Monte Cassino..le truppe coloniali francesi, capitanate dal general Alphonse Juin ,queste truppe non costituivano un esercito regolare bensì gruppi composti d a una settantina di uomini, molto spesso legai tra loro da vincoli di parentela ed arruolati con un contratto: pe rlo più marocchini di etnia berbera nativi delle montagne dell'Atlante che ricevettero come sollecitazione dal generale juin questo messaggio: "Soldati! Questa volta non è solo la libertà delle vostre terre che vi offro se vincerete questa battaglia. Alle spalle del nemico vi sono: donne, case, c'è un vino tra i migliori del mondo, c'è dell'oro. Tutto ciò sarà vostro se vincerete. Dovete uccidere i tedeschi fino all'ultimo uomo e passare ad ogni costo. Quello che vi ho detto e promesso mantengo. per 50 ore sarete i padroni assoluti di ciò che troverete al di là nemico. Nessuno vi punirà per ciò che farete, nessuno vi renderà conto di ciò che prenderete..." Beh i gaumiers non se lo fecero ripetere due volte, e l'orribile situazione durò ben più di 50 ore. L'interpretazione di Ariele Vincenti rende appieno la desolante disperazione di quelle donne oggetto di  violenza le cosiddette Marocchinate che oltre alla violenza fisica e psichica subita dai gaumiers hanno dovuto subire una tripla violenza..l'essere marchiate a fuoco, come appestate, ripudiate dai propri mariti e dall'intero paese, e non  risarcite se non in minima parte dallo stato, peri danni subiti. L'interpretazione è davvero toccante, coinvolgente,si sente dentro una malinconia come se quei fatti fossero successi a tua sorella, ad una tua amica, a tua figlia, ti vine da alzarti dal tuo posto per andare a consolare, tato l'interpretazione è realsitica.. La narrazione si sviluppa attraverso l'ideale dialogo post-guerra tra Angelino, il marito di Silvina una delle marocchinate e il giornalista Enzo Biagi.
Miriam Comito


Lo spettacolo “ Marocchinate”, racconta   i terribili giorni  decisivi e successivi allo sfondamento da parte degli Alleati della linea di Montecassino, ultimo baluardo  tedesco. Apparentemente la guerra è finita e l’Italia è libera, ma non per le popolazioni di gran parte del basso Lazio.

E questa è l’altra faccia della Liberazione.

“Aspettavamo ji salvatori… so’ arrivati ji diavoli”.

Un’altra di quelle storie che se non sei di quelle parti non la conosci. Successa in una terra che se non hai parenti o amici, non ci vai. Siamo in un paese della Ciociaria e  Angelino, pastore locale, ci racconta la semplice ma faticosa vita contadina della sua zona prima della guerra. Vita che viene sconvolta con l’arrivo delle truppe Marocchine, aggregate agli Alleati,ai quali viene affidato il compito di entrare nella rocciosa difesa tedesca. Ottemperano il loro compito e “le truppe di colore” come ricompensa ottengono  il “diritto di preda” contro la popolazione civile. 50 Ore di carta bianca, 50 ore in cui fanno razzia di tutto quello che trovano: oro, case, vino,bestie, ma soprattutto donne. Sono migliaia le donne che verranno stuprate e uccise nella primavera del ’44, dai soldati marocchini. Tra queste c’è Silvina la moglie di Angelino, che diventerà uanch’essa una  “Marocchinata” .
Lo spettacolo ha lo scopo di rispolverare i gravi fatti della Ciociaria del ’44,per non dimenticare le migliaia di donne vittime di quelle violenze. Con l’obiettivo che le loro parole diventino le nostre parole,diventino  la nostra storia.
Simone Cristicchi


mercoledì 26 ottobre 2016

IL TEATRO ARCOBALENO RIPARTE DA "ASPETTANDO ANTIGONE" IL TESTO DI CLAUDIO ZAPPALA' VINCITORE DEL PREMIO CENDIC 2016-DAL 27 AL 30 OTTOBRE

UN PALCOSCENICO PER IL CLASSICO.
AL TEATRO ARCOBALENO DIRETTO DA VINCENZO ZINGARO DAL 27 AL 30 OTTOBRE APPRODA IL TESTO VINCITORE DEL PREMIO CENDIC 2016 “ASPETTANDO ANTIGONE”, DI CLAUDIO ZAPPALA’ CON LA REGIA DI MAURO AVOGADRO


Un palcoscenico per il Classico. Il Teatro ARCOBALENO (Centro Stabile del Classico) spegne le prime 25 candeline della sua Compagnia Stabile, laCompagnia CASTALIA, fondata nel 1992 da Vincenzo Zingaro, proponendo un cartellone ricco di classici, gemellato con il Festival di Segesta e con ilFestival del Teatro Classico di Formia.
In questo momento storico, - afferma Vincenzo Zingaro, Direttore Artistico del Teatro Arcobaleno -  dominato dalla logica avvilente del mero profitto e dell’effimero, il Teatro, più che mai, ha il compito di offrire all’anima un palcoscenico in cui potersi esprimere con assoluta libertà, dove ciascuno possa ritrovare la scintilla della propria esistenza”.
Dal 27 al 30 ottobre 2016 l’appuntamento da non perdere è con ASPETTANDO ANTIGONE di Claudio Zappalà con la regia di Mauro Avogadro, con Dario Battaglia, Vladimir Randazzo, Nicasio Catanese, Ivan Graziano. Il testo vincitore del PREMIO CENDIC SEGESTA, ci mette di fronte alla conosciuta vicenda di Antigone, spostandone però il punto di osservazione. Protagonisti diventano quattro militari alla guardia del cadavere di Polinice, su cui è stato posto il veto di sepoltura da parte del Re, che Antigone violerà. I quattro personaggi che nella tragedia di Sofocle non meritavano di essere visti, ma che sullo sfondo di quella storia ci sono stati, come i Rosencranz e Guildenstern di Stoppard, a loro modo vorrebbero capire che decisione sia giusto prendere.
Affrontare un testo di drammaturgia contemporanea di un giovane autore – afferma il regista Mauro Avogadro - interpretato da quattro giovani attori: questa è sicuramente un'entusiasmante sfida per un teatrante non certo alle prime armi come chi scrive. "Aspettando Antigone" offre, fortunatamente, numerose chiavi interpretative; il suo linguaggio credibile inserito in una struttura astratta necessita, essenzialmente, di un approfondito lavoro  sulla recitazione.
Quattro giovani militari, in un'astratta atmosfera che rimanda a Beckett e a Maeterlinck, vivono un'esperienza estrema che, progressivamente, sembra dover portare a una soluzione che mai arriverà”.
Dall’11 al 20 novembre sarà poi la volta di CASA DI BAMBOLA di Ibsen, uno dei più celebri testi teatrali dell’ottocento, scandaloso capolavoro sull’emancipazione femminile,  diretto da Gianni Leonetti. Con ORESTEA di EschiloGiuseppe Argirò porta in scena dal 25 novembre all’11 dicembrel'unica trilogia tragica a noi pervenuta, mito di fondazione di ogni umanità e democrazia. Ad inaugurare il 25° anniversario della Compagnia CASTALIAtorna a grande richiesta dal 29 dicembre 2016 all’8 gennaio 2017 la divertentissima commedia classica I MENECMI di T. M. Plauto, adattamento e regia di Vincenzo Zingaro, prototipo della commedia degli equivoci provocati dall'identità fra due personaggi, a cui si ispirarono Shakespeare e Goldoni, in una combinazione di situazioni comiche ed esilaranti scambi di persona. Isabel Russinova, diretta da Rodolfo Martinelli Carraresi, dal 13 al 22 gennaio sarà l’eroina etrusca TANAQUILLA, una delle figure femminili più influenti della storia romana; moglie di Tarquinio Prisco, che diventò il V Re di Roma, così come lei aveva voluto e predetto, sua consigliera dietro le quinte, con le sue azioni favorì l’ascesa dei Tarquini e decretò la fortuna della Città Eterna. Secondo appuntamento dal 27 gennaio al 12 marzo 2017 per il 25° anniversario della CASTALIA, un altro capolavoro della commedia classica, LE DONNE AL PARLAMENTO di Aristofane, adattamento e regia di Vincenzo Zingaro; uno spettacolo di grande impatto visivo, divertente e graffiante, che affronta temi di straordinaria attualità: le donne, stanche dell'incapacità degli uomini di costruire un mondo giusto, attuano un “colpo di stato” e una volta al governo, decidono di mettere tutto in comune affinché l’interesse collettivo prevalga su quello personale. Ma il sogno è destinato a scontrarsi con la realtà e, in un’esplosione di comiche e paradossali contraddizioni, si trasforma in un incubo grottesco. L’invettiva di Aristofane contro i politici corrotti e irresponsabili si leva come un grido senza tempo, diventando il grido di chiunque aspiri davvero a un mondo migliore, ad una “autentica democrazia”.
 A seguire, dal 17 al 26 marzoEDIPO RE di Sofocle, diretto ed interpretato da Cinzia Maccagnano, considerato il capolavoro assoluto di Sofocle, nonché il più paradigmatico esempio dei meccanismi della tragedia greca. Quindi sarà di scena Edoardo Siravo, che nelle MEMORIE DAL SOTTOSUOLO diDostoevskij, con la regia di Giuseppe Argiròdal 6 al 9 aprile incarna il disagio dell’uomo moderno che cede all’inettitudine e all’impotenza dell’anima.Come evento conclusivo del 25° anniversario dalla Compagnia CASTALIA, Vincenzo Zingaro porta in scena un suo cavallo di battaglia, dirigendo ed interpretando dal 20 aprile al 7 maggio il MILES GLORIOSUS di T. M. Plauto. Zingaro affronta il testo evidenziando il rapporto che ebbe con la Commedia dell'Arte: dal personaggio plautino presero vita intramontabili Capitani come Capitan Spaventa, Fracassa, Matamoros. Lo spettacolo narra le gesta del protagonista evocando i molteplici percorsi della sua evoluzione nei secoli, seguendo il filo conduttore che lega la Commedia antica alla Commedia dell’Arte e, fino ai nostri giorni, alla cosiddetta Commedia all’italiana. Una rappresentazione travolgente, dal ritmo vorticoso, colorata dalle vivaci atmosfere della musica popolare partenopea di Nando Citarella.
Dal 9 al 14 maggio è la volta de IL CICLOPE di Euripide, nella divertente traduzione di Pirandello, con Roberto D’Alessandro, regia di Francesco Polizzi, dramma satiresco, parodia dell'episodio del ciclope Polifemo; grazie alla mediazione farsesca lo scontro tra Odisseo e il Ciclope perde le connotazioni angosciose e metafisiche del racconto omerico e si trasforma in satira politica sull'uso della forza. Ritorna infine, dal 18 al 28 maggioIO, EDMUND KEAN, scritto, diretto ed interpretato da Giovanni de Nava, sulle gesta del più grande interprete shakespeariano di tutti i tempi; con il suo piglio mattatoriale, de Nava ci farà rivivere l’esistenza di Kean tra vita dissoluta e maniacalità artistica, contrasto che gli valse la definizione di Dumàs père di “genio e sregolatezza”.





TEATRO ARCOBALENO (Centro Stabile del Classico)
Via F. Redi 1/a - 00161 Roma
Tel./ Fax 06.44248154 -
biglietti intero euro 19-ridotto euro 15-13

lunedì 24 ottobre 2016

LA PRIMA LUCE DI NERUDA di RUGGERO CAPPUCCIO - 26 Ottobre Roma Libreria Feltrinelli ( Galleria Sordi )

LA PRIMA LUCE DI NERUDA

il nuovo romanzo di RUGGERO CAPPUCCIO

FELTRINELLI EDITORE


26 Ottobre Roma Libreria Feltrinelli ( Galleria Sordi ) ore 18,30

con Ruggero Cappuccio, Roberto Andò e Anna Foglietta


Due tempi della vita di Pablo Neruda. Nel
sole di Capri, mentre consuma il travolgente
amore per Matilde. In Cile mentre attende,
nella notte della dittatura di Pinochet, che
il tempo della sua esistenza fiisca. Un volo
incrociato di voci che raccontano la storia di
uno dei più popolari poeti del mondo, fra
la leggenda dell’amore e la crudezza della
Storia.



Il romanzo si apre su Pablo Neruda nel 1952 a Napoli quando lo sveglia un fastidioso bussare alla sua porta. Riceve la comunicazione di essere indesiderato, verrà accompagnato da due agenti a Roma per essere instradato in Svizzera. Sul treno si trova seduto – e non per caso – a fianco del senatore comunista Massimo Caprara che, nella stazione della capitale, intima agli ufficiali di polizia di lasciarlo in libertà. Se questo non bastasse, una grande folla minacciosa si è radunata a sostegno del poeta. In mezzo a quella folla una donna, Matilde Urrutia, osserva e attende che libero sia anche il suo amore per Pablo. Dopo il clamore del mondo che lo celebra e vuole che viva la sua voce, la scena si sposta a Capri nella villa di Edwin Cerio, dove i due amanti danno profondità e splendore al loro amore. Vent’anni dopo, a Isla Negra, in Cile, altri militari arrivano a bussare alla sua porta e a intimare a Neruda malato e a Matilde di non lasciare l’abitazione. Il domicilio è coatto solo per poco perché, venti giorni dopo il golpe di Pinochet, Neruda si spegne in una clinica, forse avvelenato da un agente della Cia. Due stagioni della vita di Pablo Neruda: la stagione dell’amore, delle speranze, di un mondo che si trasforma e la stagione del buio, della violenza, della morte. Due stagioni raccontate in prima persona dalla voce del poeta e dalla voce di Matilde, due segmenti di esistenza che raccontano l’amore, ma anche l’amore per la vita, la grandezza dello stare al mondo, l’incanto, anche civile, della parola e il suo smorire dentro i destini che la vogliono ottusa o distorta. Ruggero Cappuccio si insinua nella fisicità dei suoi personaggi per rovesciarne come un guanto la grazia, e traendosene fuori solo per contemplarne dall’alto la loro esemplarità e fisarne la memoria.



L’AUTORE

Ruggero Cappuccio è scrittore, drammaturgo e regista. Per Einaudi ha pubblicato Edipo a Colono (2001), Shakespea Re di Napoli (2002) e Le ultime sette parole di Caravaggio (2012). Finalista al Premio Strega 2008 con La notte dei due silenzi (Sellerio), ha vinto il Premio Napoli 2011 con Fuoco su Napoli (Feltrinelli). Ha scritto, diretto e anche interpretato Paolo Borsellino Essendo Stato per Rai Uno e Rai Cultura. Scrive per «Il Mattino». La prima luce di Neruda (Feltrinelli, 2016) è il suo ultimo libro.



pag 160
euro 15,00
isbn 978-88-07-03214-1
In libreria da: ottobre 2016



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IL SANGUE MATTO dal romanzo di Lucrezia Lerro al Teatro Out/Off

Teatro Out/Off

Milano

Stagione teatrale 2016 | 2017

dall’8 al 20 novembre 2016

IL SANGUE MATTO

dal romanzo di Lucrezia Lerro
con Franca Abategiovanni, Angelica Cacciapaglia, Antonella Ippolito, Francesca Morgante, Rossella Pugliese, Marina Sorrenti

aiuto regia Iole Salvato
idea e adattamento Lucrezia Lerro
musiche Roberto Cacciapaglia
progetto luci, scene e costumi Nadia Baldi
regia Nadia Baldi
produzione Teatro Segreto 
PRIMA NAZIONALE

Dall’8 al 20 novembre sarà in scena, in prima nazionale al Teatro Out/Off di Milano, lo spettacolo “Il sangue matto”, tratto dall’omonimo libro di Lucrezia Lerro.

“Il sangue matto”, di cui la stessa Lerro ha curato l’adattamento teatrale, è un’analisi dolorosa, ironica e profonda degli sconvolgimenti che ogni mese attendono ogni donna, dalla pubertà fino alla menopausa.


“Dove sono finiti i giorni spensierati?” si chiede una delle protagoniste dello spettacolo. L’attesa delle mestruazioni amplifica le paure trasformandole in ossessioni, l’inquietudine incarna una mancanza: di un lavoro stabile, dell’amore vero, di un figlio, di una famiglia.


Un argomento delicato, spesso censurato, ma che tocca la vita di tutti, uomini compresi.

Un tema difficile da affrontare, ma necessario perché, come afferma una delle “voci” dello spettacolo, “l’unica strategia per sopravvivere e combattere la sindrome premestruale sia parlarne, prima di tutto con se stesse e poi con le altre donne”.

La seconda arma a disposizione nella lotta agli estrogeni è l’autoironia, che “scioglie i nodi più stretti”. Ed è proprio con l’ironia e con il sorriso che le sei attrici protagoniste dello spettacolo ci accompagnano, con sensibilità e leggerezza, nelle vite di tante donne molto diverse tra loro.


“Il sangue matto è l’ossessione per ogni pensiero distruttivo che mi assale nei giorni che anticipano il mestruo. È la mia paura di perdere il controllo, all’improvviso, sugli incontri buoni e cattivi della vita. Di sragionare di punto in bianco in casa, sul lavoro o per strada”. Il sangue matto è questo e molto altro…

Le voci di tante donne diverse per età, provenienza, sogni e desideri lo raccontano rivelandoci che il solo rimedio al sangue matto è l’amore. “Il sangue matto” porta alla ribalta la voce sommersa delle donne. È un’impronunciabile verità che finalmente trova una via poetica per rivelarsi.

“Il sangue matto” nel riadattamento registico, rispetta ed esalta lo “stile d’acqua” di Lucrezia Lerro che, associato alla capacità da parte delle interpreti nel trattare, con una rara attitudine gestuale e vocale, un argomento così delicato come la sindrome mestruale, scorre fluente come acqua. Lo spettacolo attraversa diversi momenti autoironici evidenziando il tratto grottesco di situazioni apparentemente complesse. La rielaborazione registica vuole evidenziare un percorso psicologico tormentato, concentrandosi sull’ironia di pezzi musicali e sulle immagini che irrompono prepotentemente sulla scena.

Nadia Baldi


Recensioni di “Il sangue matto”, Mondadori, 2015
"Con una sensibilità vicina a quella delle autrici mistiche del passato, con il loro corpo d'amore e di dolore eloquente, la scrittrice costruisce dunque, nei suoi monologhi spesso anche divertenti, la storia di una mancanza. Il turbolento annunciarsi, tra fastidi e tormenti, delle regole mensili continua a segnalare, come ai tempi di Adamo ed Eva, che nessuna maternità è in gioco, come se quel sangue, una volta arrivato, non fosse che l'arredo di un lutto." Elisabetta Rasy, Il Sole24 ore, 15 febbraio 2015

"Il sangue matto è il sangue mestruale. Si voglia annichilire sotto gli antidolorifici, si voglia sminuire, ce lo si senta rinfacciare da mariti o fidanzati, il sangue matto c'è. Scorre nella radice stessa della donna come linfa vitale, è all'origine di "irragionevolezza ed estro. E' un flusso che chiede amore". E questo è più di un libro: è un sospiro di sollievo." Valeria Parrella, Grazia, 11 marzo 2015

"In un epoca come questa, che da un lato esibisce e dall'altro riduce il corpo ad astratto argomento ideologico- e spesso proprio il corpo delle donne- il romanzo della Lerro è un atto coraggioso e a suo modo insurrezionale, violentemente libero." Davide Rondoni, Avvenire, 2 aprile 2015

“Il sangue matto non è un’opera per sole donne, e questa è la sua forza. I silenzi, i malesseri, le attese gli sguardi, le insinuazioni, i desideri che circondano il corpo e gli umori femminili, sono di tutti e attraversano le nostre vite da quando – tutti – siamo adolescenti. Lucrezia Lerro finalmente ne parla, e ne parla con un impasto linguistico che ha la sostanza della realtà, con tutte le sue eloquenti deformazioni. Il sangue matto è nelle donne adulte che temono di perdere se stesse bambine”. Elisabetta Sgarbi

Lucrezia Lerro è scrittrice e poetessa. Ha esordito nel 2005 con il romanzo Certi giorni sono felice (selezione Premio Strega), seguito daIl rimedio perfetto, La più bella del mondo (Premio Grinzane Cavour, 2008), La bambina che disegnava cuori e Sul fondo del mare c'è una vita leggera (tutti editi da Bompiani), seguono per Mondadori La confraternita delle puttane e Il sangue Matto. Le sue poesie sono state pubblicate sulle riviste Poesia, Palomar, Nuovi Argomenti, Nuovissima poesia italiana e L’Almanacco dello specchio e nelle raccolte L’amore dei nuotatori e Il corollario della felicità. Il suo ultimo romanzo è Il contagio dell’amore – Etty Hillesum e Julius Spier (San Paolo Editore, 2016).


In occasione dello spettacolo si svolgeranno incontri con scrittori, poeti e psicoanalisti.


CALENDARIO DEGLI APPUNTAMENTI


9 novembre

Incontro con Antonio Riccardi, poeta, saggista, editore

(l’incontro segue lo spettacolo che inizia alle 20.45)


10 novembre

Incontro con Massimo Recalcati, psicoanalista e saggista

(l’incontro segue lo spettacolo che inizia alle 20.45)


12 novembre

Incontro con Maria Rita Parsi, psicoterapeuta e scrittrice

(l’incontro segue lo spettacolo che inizia alle 19.30)


15 novembre

Incontro con Maurizio Cucchi, poeta e critico letterario

(l’incontro segue lo spettacolo che inizia alle 20.45)


19 novembre

Incontro con Moreno Gentili, scrittore

(l’incontro segue lo spettacolo che inizia alle 20.45)


20 novembre

Incontro con Davide Rondoni, poeta

(l’incontro segue lo spettacolo che inizia alle 16.00)


Gli incontri saranno presentati da Lucrezia Lerro.




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Prenotel 0234532140 lunedì ore 10 > 18 e martedì > venerdì ore 10 > 20; sabato ore 16 >20
Ritiro biglietti Uffici via Principe Eugenio 22. Lunedì > venerdì ore 11 > 13;
Botteghino del teatro, via Mac Mahon 16 da martedì a venerdì un’ora prima dello spettacolo, sabato ore 16 > 21, domenica ore 15 > 17
acquisto online sito www.teatrooutoff.it
Intero18 Euro - costo prevendita e prenotazione 1,50/1,00 Euro (salvo diverse indicazioni per specifici spettacoli)
Riduzione 12 Euro under 25 ; 9 Euro over 65 Convenzione con il Comune di Milano
Orari spettacoli da martedì a venerdì ore 20.45; sabato ore 19.30; domenica ore 16.00
Teatro Out Off 20155 Milano via Mac Mahon 16, Uffici via Principe Eugenio 22 telefono 02.34532140
Fax 02.34532105 info@teatrooutoff.itwww.teatrooutoff.it



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venerdì 21 ottobre 2016

BARBERI'A CAPIDDI E MANDULINU Recensione

Stagione teatrale 2016 | 2017

19 | 30 ottobre 2016

Massimo Venturiello e un’autentica orchestra da barba siciliana, raccontano un’Italia di altri tempi

BARBERÌA, BARBA CAPIDDI E MANDULINU

di Gianni Clementi

con Massimo Venturiello

e un'orchestra "da barba" siciliana diretta da Domenico Pontillo

Compagnia Popolare Favarese: Peppe Calabrese chitarra e voce, Maurizio Piscopo fisarmonica e voce, Mimmo Pontillomandolino, Raffaele Pullara mandolino, Mario Vasile percussioni

Regia Massimo Venturiello



Pura poesia, questa la definizione che sento di dare allo spettacolo BARBERI'A, BARBA CAPIDDI E MANDULINU in scena al Teatro della Cometa di Roma dal 19 al 30  ottobre 2016. Già di per se il testo di Gianni Clementi è bellissimo, l'interpretazione perfetta, di Massimo Venturiello lo esalta alla massima potenza. Si viene completamente rapiti e portati in un tempo passato dove il Barbiere era considerato, d'altronde come vuole la rossiniana memoria un factotum, tipico personaggio presente in tutti i paesi del bacino mediterraneo, che appunto con rimedi e modalità che oggi potrebbero fare orrore ai più risolveva quasi tutti i problemi, da quelli veterinari, a odontoiatrici. Sinestesia, ecco un altro termine che mi sovviene ripensando a questo spettacolo, si perchè tutti i sensi vengono coinvolti, la narrazione è talmente aperta che va oltre l'udito e la vista e fa immaginare colori, e profumi della Trinacria. Un'ora e mezza di benessere, cullati dalle musiche dell'orchestra popolare favarese, e dal racconto dolce e malinconico del protagonista Salvatore: Uno spettacolo indimenticabile. 

Miriam Comito




Massimo Venturiello è il magnifico interprete e regista di un testo intenso e originale, scritto da Gianni Clementi, dal titolo Barberia – Barba, capiddi e mandulinu!, in scena al Teatro della Cometa dal 19 al 30 ottobre 2016. Ambientato in una Sicilia d’altri tempi racconta senza mai cadere nei luoghi comuni la storia “du varveri” (il barbiere), della sua esperienza da emigrante a New York, del suo ritorno, per motivi oscuri, in Sicilia, della sua bottega popolata da personaggi depositari di una cultura antica, narratori eccezionali, anziani cantastorie, picciotti malinconici. Ad accompagnare il barbiere nel suo racconto una piccola orchestra (la Compagnia popolare favarese) che con un tamburello, due mandolini e una fisarmonica abbandonati in un angolo della barberia danno vita a melodie istintive, ritmi quasi tribali. E queste note non appuntano solo la vita “du varveri” ma raccontano soprattutto, a metà tra una storia di Andrea Camilleri e le atmosfere di Buena Vista Social Club, le passioni di un popolo e di una terra; raccontano di sole, arance rosse, zagare, ricotta, tonnare ma anche di malaffare, sangue, donne piangenti vestite di nero. Senza dimenticare in fondo che “Barberia” è la storia di un barbiere, e un barbiere che si rispetti è il custode di mille segreti e la spia per eccellenza.

Massimo Venturiello sarà in scena con un'orchestra "da barba" siciliana diretta da Domenico Pontillo, la CompagniaPopolare Favarese: Peppe Calabrese chitarra e voce, Maurizio Piscopo fisarmonica e voce, Mimmo Pontillo mandolino,Raffaele Pullara mandolino, Mario Vasile percussioni


“A volte basta una voce, uno sguardo per riavvolgere il nastro registrato di una vita, per avere la sensazione di gustare antichi sapori, di annusare dimenticati odori. Quando poi quegli odori profumano di brillantina e quei sapori ti riempiono la bocca di pinoli, uva passa e sarde, allora ti puoi trovare solo in un luogo: una barberia siciliana. In un angolo, quasi dimenticati, un tamburello, un mandolino e una fisarmonica sono in attesa dei loro padroni. Braccianti, falegnami, pastori, gente semplice che non ha studiato, ma che, per uno strano, oscuro destino, conosce la musica. Melodie istintive, ritmi quasi tribali, che sembrano nascere dalla lava dell’Etna e scendere giù a valle fino a tuffarsi nell’acqua limpida e salata, all’ombra magari di un tempio greco.... Note che raccontano le passioni di un popolo destinato, nel bene e nel male, fin dalla nascita alla grandezza. Una terra che non conosce il grigio, ma tantomeno il bianco o il nero. Sono note che raccontano il sole, le arance rosse, le mandorle fragranti, la ricotta profumata con i fiori di zagare, gli scomposti e superbi balzi dei tonni nella trappola delle tonnare, le strade lontane di Nuova York percorse da picciotti malinconici, il sangue di fratelli dedicati al malaffare, il pianto delle donne avvolte nelle loro mantelle nero pece. Un barbiere che si rispetti (e un barbiere siciliano che regala minuscoli calendari profumati di brillantina merita tutto il nostro rispetto) è il custode di mille segreti e la spia per eccellenza. Se volete sapere le ultime novità, se volete ascoltare l’ultima melodia solo da lui dovete andare: ‘U Varveri!”


Gianni Clementi


Atto unico

Durata: 90 minuti



Teatro della Cometa  - Via del Teatro Marcello, 4 – 00186 Orario prenotazioni e vendita biglietti: dal martedì al sabato, ore 10:00 -19:00 (lunedì riposto), domenica 14:30 – 17:00 - Telefono: 06.6784380

Orari spettacolo : dal martedì al venerdì ore 21.00. Sabato doppia replica ore 17,00 e ore 21,00. Giovedì 27 ore 17,00 e ore 21,00. Domenica ore 17.00. Costo biglietti: platea 25 euro, prima galleria 20 euro, seconda galleria 18 euro.

RIDUZIONI PER I LETTORI DI MEDIA&SIPARIO e SALTINARIA

        

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Brancaccino presentazione stagione 2016/2017

Spazio del racconto
rassegna teatrale 2016/2017 - II edizione
dal giovedì al sabato ore 20.00; domenica ore 18.00

27 – 30 ottobre 2016
Beat 72
LA VOCE UMANA
di Jean Cocteau, regia Marco Carniti,
con Carmen Giardina
scena Marco Carniti / Paolo Carbone
musiche Pivio
foto Arturo Carniti

Dedicato a Shakespeare in occasione dei suoi 400 anni 

“L’amore è pura follia, e merita una stanza al buio e una frusta come per i pazzi. Il solo motivo per cui gli innamorati non vengono puniti e curati è perché questo tipo di pazzia è talmente diffuso, che chi dovrebbe frustare è a sua volta innamorato”  (As you like it)

Note di regia
Nulla è più drammaticamente attuale delle tragedie per amore.
L’amore è pazzia e l’abbandono è il vuoto. Così Cocteau rappresenta l’Amore in un testo nel quale, ancora oggi, tutti ci possiamo rispecchiare.
Così come per Shakespeare, l’innamorato è un folle chiuso nella sua prigione, vittima della sua stessa follia masochistica.
Ho trasportato l’ “amante dolorosa" di Cocteau in una dimensione contemporanea incastrando il personaggio nell’ingranaggio emotivo infernale di una routine quotidiana. Una “donna sull’orlo di una crisi di nervi” che, straziata per l’abbandono dell’amante, vive in un suo spazio fermo nel tempo, invasa dai mezzi di comunicazione. Uno spazio dominato da un totem sacrificale. Una lapide meccanica a cui la protagonista si aggrappa ostinatamente nella speranza di cancellare tracce, azioni, odori, ricordi, della persona amata. La sua condizione, ad uno sguardo distaccato, non può che svelare l’involontaria comicità dei nostri comportamenti, l’assurdità dei nostri processi interiori. Condannando l’ipocrisia dei nostri rapporti sentimentali. Dal tragicomico al dramma. Dalla farsa alla tragedia. Questo esperimento teatrale ci dà l’opportunità per un dialogo contemporaneo con Cocteau sul buio esistenziale ed il vuoto interiore causati dall’amore. Marco Carniti

Marco Carniti, nato a Milano nel 1963, studia alla Facoltà di Lettere e Filosofia “La Sapienza” di Roma. 
Teatralmente si forma come attore e aiuto regia di Giorgio Strehler al Piccolo Teatro di Milano/Teatro d’Europa e alla UCLA di Los Angeles dove studia con J. Grotowsky e Bob Wilson.
Collabora con grandi registi della scena europea: Bob Wilson, Lluis Pasqual, Giancarlo del Monaco, Frederic Amat, Elijah Mosinsky, Pet Halmen y Gilbert Deflo.
Recita in cinema per Federico Fellini nell’“Intervista” e con Hanna Schygulla e Marcello Mastroianni in “Miss Arizona”. Gira il primo lungometraggio “Sleeping Around” sul disagio della sessualità delle ultime generazioni e vince numerosi premi internazionali tra cui miglior regia.
Una formazione di studio interdisciplinare che passa dalla danza alla recitazione per approdare alla regia teatrale, lirica e cinematografica. Collabora con sue produzioni e progetti di scambio con i più prestigiosi teatri europei ed extraeuropei ottenendo importanti riconoscimenti di critica e di pubblico.
Una voce fuori dal coro della regia teatrale e cinematografica italiana grazie alle numerose esperienze internazionali che gli hanno permesso di esportare il meglio del nostro repertorio e della importante scuola estetica italiana. Un sguardo attendo al valore sociale del teatro, della cultura e della comunicazione ai nostri giorni. Nel rispetto del repertorio italiano ed europeo e nella responsabilità politica di restituirlo a una platea contemporanea.
Direttore Artistico per il “Progetto Giovani” al Teatro Eliseo di Roma dove fonda e dirige una compagnia di 20 giovani attori. Dirige attualmente laboratori di perfezionamento professionale per attori e registi.   
Firma produzioni negli Stati Uniti, Cina, Francia, Germania, Svizzera e Spagna, dove ha vissuto per lungo tempo collaborando per il Teatro Real di Madrid, Gran Teatre del Liceu di Barcellona, Teatro Arriaga di Bilbao, Opera di Malaga, Centro Dramatico Nacional di Madrid, Festival Mozart in Coruna, Valladolid, Anfiteatro romano di Merida.
In Italia per Teatro Regio di Parma, Maggio Musicale Fiorentino, Rossini Opera Festival, Teatro Massimo di Palermo, Teatro Lirico di Cagliari, Comunale di Bologna, Spoleto, Teatro Bellini di Catania, Teatro Verdi di Trieste e di Sassari e Piccolo Teatro di Milano/Teatro d’Europa, Teatro di Roma, Teatro Eliseo e Globe Theatre di Roma.

Carmen Giardina, attrice, sceneggiatrice e regista formatasi presso la scuola del Teatro Stabile di Genova. Si divide tra teatro e cinema lavorando come attrice con Giancarlo Sepe, Luca Barbareschi, Marco Risi, Cristina Comencini, Peter Greenaway, Alessandro D'Alatri, Manetti Bros, Umberto Marino, Egisto Marcucci, Luca Miniero, ed altri.
Inoltre partecipa a diverse fiction TV, tra cui la serie per la RAI Amiche, di cui è stata protagonista.
In teatro ha ideato e diretto spettacoli con una forte componente musicale, come God save the punk! e Milonga Merini, per il quale ha ricevuto il prestigioso Premio Ombra della Sera al Festival di Volterra. Il sodalizio con Marco Carniti è di lunga data e li ha visti collaborare sul set del film di Carniti Sleeping Around e nell'omonima commedia teatrale, oltre che a Spoleto nella stagione lirica sperimentale.

3 – 6 novembre 2016 – prima nazionale
Khora Teatro
L’ETERNITÀ DOLCISSIMA DI RENATO CANE
di Valentina Diana, regia Vinicio Marchioni,
con Marco Vergani
costumi Fujiko Hishikaua
disegno luci Andrea Burgaretta
supervisione artistica Milena Mancini
aiuto regia Alessia Pellegrino
assistente di produzione Luisa Iandolo
comunicazione Tiziana Cusmà
www.khorateatro.it

Come fai quando una cosa fa paura a tutti, non la vuole nessuno e tutti ne hanno paura?
come fai a venderla? Semplice – dice il nano – basta renderla desiderabile”.

Note dell’autrice
L'idea di scrivere sulla morte, di trovare un punto dal quale poter guardare ad essa senza soggezione mi affascinava. Mi sembrava utile poter indagare su ciò che la morte rappresenta per noi, noi di qua, occidentali intendo, come atto finale, ultimo, quasi teleologico, ma allo stesso tempo anche come oggetto esorcizzato, che non contiene futuro ma solo presente (un presente che non promette nulla di buono, per altro). Su questo ragiono: ci agitiamo in un mondo fondato su questi due pilastri che sono l'azione (fare, facciamo, ho fatto, farò) e il denaro (ho guadagnato, guadagnerò o non guadagnerò, eccetera), tutte le altre cose vengono come conseguenza. Ossia: se faccio, se guadagno, allora poi.
E questi due pilastri (che poi non so perché li chiamo pilastri, ma visivamente mi viene così) entrambi si fondano sul tempo; infatti cosa facciamo in generale nella vita? Facciamo azioni ed ipotechiamo tempo.
In ogni caso, trattando la morte come una circostanza che genera un bisogno (vestizione, bara, funerale), esattamente come nel caso in cui qualcuno senta sete, o fame, o si annoi o resti senza benzina, è con tale bisogno che ci si deve confrontare se si desidera guadagnarci qualcosa. E’ noto a tutti (quasi), che bisogno generi domanda, domanda generi offerta e offerta generi profitto. Tutto sta a capire come. Come trarre il maggior profitto possibile da questo della morte che normalmente è un ambito delicato e addirittura sacro, del quale non si parla volentieri?
Mi pare estremamente interessante lavorare su queste due cose che fanno a pugni: il profitto e l’estremità assoluta, panica, dell’atto del morire.
Come fai quando una cosa fa paura a tutti, non la vuole nessuno e tutti ne hanno paura? come fai a venderla? Semplice – dice il nano – basta renderla desiderabile.
E’ andata così, che mettere insieme, uno vicino all’altro, il fatto tragico e mistico anche, della morte, con il lavorio trucido del trar profitto da tutto, non so, mi piaceva, per contrasto.
I contrasti, son fatta così, mi danno l’idea che ci sia sotto qualcosa di vivo, appunto, una verità che c’è e non c’è, e che mostrarlo sia poetico. Valentina Diana

Note di regia
La morte è un argomento scomodo. Non ne parliamo mai a cena o durante i nostri aperitivi social.
La nostra società sembra lavorare alacremente per allontanare il pensiero della morte dalle nostre vite. La nostra società ci spinge a consumare, a comprare, e a lavorare per poter mantenere quello che abbiamo comprato e per comprare ancora. Come si fa allora a vendere la cosa di cui non si deve e non si può parlare, a cui non bisogna pensare? Come si fa a vendere la morte?
Renato Cane sta per morire. Ce lo dice subito. E ci fa ridere.
Un uomo qualunque scopre di avere un tumore e la sua vita precipita. Entra in una assurda agenzia di pompe funebri dove promettono di vendere l’eternità. Le pitture schiacciate che una bimba gli vende saranno la sua unica consolazione. Poi un colpo di scena, che non allevierà la solitudine in cui precipita grottescamente. Renato Cane è un uomo qualunque che ci racconta la sua storia.
Forse è un pretesto per farci delle domande, le stesse che gli vengono poste dall’assurdo responsabile delle pompe funebri “Trombe del Signore”:
Tu credi, Cane?
Che cos’è lo spirito, Cane?
Ti piace la tua vita, Cane?
Sei proprio sicuro, Cane, che vivere sia meglio che morire?
Qual è la cosa che ti piace fare di più nella vita, Cane?
Forse la malattia stessa del Signor Cane è solo un pretesto per parlare di quanto il consumismo, la pubblicità, i soldi, ci mangino la vita. Ed è attraverso un altro pretesto, quello della finzione scenica del monologo teatrale, che grazie a Renato Cane anche noi siamo obbligati a riflettere su queste domande.
Mentre ridiamo del nostro protagonista, mentre proviamo compassione (patiamo assieme a lui) per un Cane qualsiasi. Perché bisogna essere leggeri per fare domande del genere, per riflettere su questi argomenti, perché ogni tanto fa bene farlo. Ma bisogna poterne ridere. Ridere di un Renato Cane qualunque che muore. E’ una storia assurda, grottesca, la sua. Che muore da solo, come un cane appunto. Come tutti noi, per quanto duro da accettare, prima o poi. Allora tanto vale riderne e, grazie al teatro, riscoprire che tutti siamo dei potenziali Renato Cane, e magari uscire dopo un’ora un po' più felici e sollevati per la vita che ci è concessa. Vinicio Marchioni

Valentina Diana è nata a Torino nel 1968. Lavora in teatro come attrice e drammaturga. Per il teatro ha scritto: Fratelli, Ricordati di ricordare cosa? (Premio nazionale di drammaturgia contemporanea Il centro del discorso 2009), La bicicletta rossa (Premio Eolo Awards 2013 per la drammaturgia), Swan,La comitragedia spaziale, Senza Voce - Storia di Ciccilla, La palestra della felicità, Opera Nazionale Combattenti. Come scrittrice ha pubblicato Smamma (Einaudi 2014) e Mariti o Le imperfezioni di Gi (Einaudi 2015).

Marco Vergani dopo la laurea Specialistica in Arti e Scienze dello Spettacolo presso La Sapienza di Roma, frequenta numerosi corsi di perfezionamento per attori come Drama in Scena,  Ecole des Maitres con Giancarlo Cobelli, Centro teatrale Santacristina, diretto da Luca Ronconi. In teatro ha interpretato Edoardo II di Andrea Baracco, Falstaff di Andrea De Rosa, Becket in camera da letto di Giancarlo Sepe, Macbeth di Andrea De Rosa, A Bocca Piena (Napoli Teatro Festival) di Emanuela Giordano, Ubu Roi di Roberto Latini, Processo a Gesù di Maurizio Panici, Dracula di Sandro Mabellini, Al mercato di A. R. Shammah, Lulù di A. R. Shammah, Hameline di Manuela Cherubini (premio UBU 2008/09 come migliore novità straniera), Nel bosco degli spiriti di Luca Ronconi, Il ventaglio di Luca Ronconi, Lo specchio del diavolo di Luca Ronconi, Troilo e Cressida di Luca Ronconi, Woyzech di Giancarlo Cobelli e tanti altri.

Vinicio Marchioni, diplomato come Attore nel 2000 presso la Libera Accademia dello Spettacolo di Roma, e ha debuttato nel 1995 in teatro, dove vanta un ricco curriculum. Nel 2005 ha studiato con Luca Ronconi presso il Centro Santa Cristina. Frequenta la facoltà di Lettere indirizzo Spettacolo dell'Università La Sapienza seguendo la sua passione per la scrittura, per poi dedicarsi completamente al teatro. Del 2008 è la sua partecipazione, nel ruolo de Il Freddo, nella fortunata serie televisiva Romanzo criminale (2008-2010), diretta da Stefano Sollima, ispirata alla vera storia della cosiddetta Banda della Magliana. Nel 2009 debutta sul grande schermo con Feisbum! Il film, pellicola in otto episodi ispirata al social network Facebook. Nello stesso anno gira da protagonista, il film 20 sigarette, tratto dal libro Venti sigarette a Nassiriya, scritto da Aureliano Amadei, uno dei superstiti della strage di Nassiriya del 2003 e regista del film. A settembre il film viene presentato alla 67ª Mostra Internazionale d'arte cinematografica di Venezia nella sezione Controcampo Italiano, di cui vince il premio e una menzione speciale è dedicata a Marchioni per la prova d'attore. Nel 2011, per la sua interpretazione in 20 sigarette, ottiene una candidatura come miglior attore protagonista ai David di Donatello 2011.
10 – 20 novembre 2016
SMart
CRIMINI TRA AMICI
regia Massimiliano Vado
di e con Teresa FedericoAndrea Sorrentino, Luisa Belviso, in scena con Valentina Ruggeri, Sebastiano Gavasso, Diego Migeni

Quattro coinquilini. Quattro amici. Quattro studenti. Quattro idealisti.
Qualcosa però cambierà per sempre le loro vite,
se in meglio o in peggio sta a voi dirlo..
Solo una domanda resta: se venisse a cena a casa vostra qualcuno che odiate e che ha il potere di fare del male, voi cosa fareste..?
Una black comedy politico-culinaria che non manca di ironia ed una (quasi) ferrea logica criminale: tra incidenti, malintesi, risate, paura, vino, torta di mele e una strana bottiglia.
Crimini tra Amici, nasce dalla volontà di riportare a teatro uno dei generi più accantonati degli ultimi tempi: la commedia noir, dalle tinte cupe ma dall'umorismo incontenibile e dissacrante. Nel farlo, coglie l'occasione per sfiorare un grande ventaglio di argomenti controversi, scomodi, non troppo politically correct: questioni spinose e irrisolte, di cui sentiamo quotidianamente straparlare (spesso a vanvera). Mafia, pedofilia, religione, immigrazione, terrorismo, omosessualità, nazismo, sono solo alcuni dei temi trattati con intelligenza e sarcasmo, nel tentativo di mostrare che qualsiasi credo, di qualunque natura esso sia, se trasformato in fanatismo ottuso possa portare comunque alla rovina e trasformarsi in qualcosa di dannoso. Il "gioco delle parti", mai come in questo caso è fondamentale. La febbre che sale ai quattro protagonisti dopo ogni omicidio segna un gradino di una scala che si può solo salire, senza mai tornare indietro, fino al completo ribaltamento delle parti. I ragazzi infatti non fanno altro che trasformarsi loro stessi in tutto quello che cercano di combattere: cieca intolleranza, esaltazione pericolosa, oppressione violenta della libertà di pensiero.

Sinossi:
Ahmed, Eva, Giulia e David sono quattro amici che condividono un appartamento. Studenti brillanti, ragazzi di ampie vedute e sani principi, una sera tra le tantesi ritrovano attorno al loro tavolo intenti a preparare cena... a causa di un piccolo imprevisto, si ritroveranno un ospite sconosciuto a tavola, che si rivelerà ben presto un pericoloso simpatizzante del nazifascismo. Per legittima difesa, quando questi estrae una pistola i ragazzi lo uccidono colpendolo con una coltellata letale. Spaventati e sconcertati dal crimine compiuto, terrorizzati dalle possibili conseguenze di quel gesto, i ragazzi si convincono non solo di non aver avuto scelta, ma di aver addirittura commesso "una buona azione". Questo è il punto di non ritorno: da quel momento, la loro "sete di giustizia" li porterà ad invitare sistematicamente nuovi immorali ospiti a cena, in un folle tentativo di "ripulire il mondo" dalla gente malvagia. In una violenta girandola di omicidi, cene, personaggi, discussioni, risate e imprevisti, capita alla loro tavola anche Ferrari, il potenziale prossimo primo ministro, dalle idee estremiste e radicali. Ma il gioco sfugge di mano.

Massimiliano Vado, nato nel 1970, si diploma allo Stabile del Veneto. Ha lavorato con Giuseppe Patroni Griffi, Roberto Guicciardini, Patrick Rossi Gastaldi, Massimiliano Bruno, Walter Manfrè, Sebastiano lo Monaco, Luciano Damiani, Alessandro Benvenuti, Rodolphe Sand e Marco Maltauro, Alvaro Piccardi, Matteo Tarasco, Enrico Lamanna, Giorgio Serafini Prosperi, Roberto Ciufoli, Luciano Melchionna e Michela Andreozzi. Quando non fa l'attore o il regista, scrive poesie.

Teresa Federico, nata il 21 aprile 1980, approfondisce la sua formazione teatrale presso la Royal Academy of Dramatic Art e l'Accademia d'Arte Drammatica Silvio D'Amico. Tra i suoi insegnanti, Michael Margotta, Roberto Pedicini e Peter Stein. Ha lavorato con registi come E. Nekrosius, G. Sepe e G. S. Prosperi. Dal 2011, è performer e autrice del trio Swing Ladyvettes.

Luisa Belviso, nata il 26 maggio 1987, si forma come attrice presso l'Accademia Teatrale Veneta di Venezia. Appro-fondisce la sua formazione con maestri come Mauro Avogadro e Luca Ronconi. Tra le sue esperienze principali, all'estero ha partecipato al Festival Inter-nazionale di Atene, andando in scena all'antico Teatro di Epidauro con lo spettacolo "Fedra". Lavora anche come doppiatrice.

Valentina Ruggeri, bolognese, classe 1985, si diploma all'Accademia Na-zionale d'Arte Drammatica Silvio D'Amico di Roma, completando la sua formazione a Roma e New York. Alla carriera di attrice affianca da sempre quella di cantante, e negli ultimi 4 anni ha lavorato in Italia e all'estero con il trio Swing Ladyvettes. È anche attrice cinematografica.

Sebastiano Gavasso, nato nel 1981, studia alla Scuola Internaziona-le di Tea-tro di Roma e al PAC - Perth Actors Collective di Perth, in Australia. Vincitore del Roma Fringe Festival con lo spet-tacolo Horse Head. È nel cast del pluripremiato Dignità Autonome di Prostituzione di Luciano Melchionna e in Arancia Meccanica di Gabriele Russo. Ha lavorato inol-tre con Laura Morante, Sergio Rubini, Giuseppe Tornatore, Damon Lockwood e Mark Storen.

25 – 27 novembre 2016 – prima nazionale
Muta Imago
BARTLEBY
Racconto per suono e immagini
da H. Melvilleregia Claudia Sorace, drammaturgia e voce narrante Riccardo Fazi
Video Maria Elena Fusacchia
Musiche originali V.L. Wildpanner
Produzione: Muta Imago, Festival Notafee

Bartleby è il secondo capitolo del ciclo "Racconti americani" ideato dalla compagnia Muta Imago: un nuovo racconto per suoni e immagini ispirato questa volta dall'omonimo racconto di Herman Melville.
La storia è raccontata in prima persona da un anziano avvocato che riporta la vicenda del suo incontro con "l'uomo più misterioso che avesse mai incontrato": Bartleby, uno scrivano che ha assunto alle sue dipendenze e che, piano piano, inizia a stravolgere il suo mondo. All'inizio Bartleby lavora instancabilmente: le sue mani non smettono un istante di copiare, trascrivere, firmare. Poi, un giorno, all'improvviso, alla richiesta di svolgere un semplice compito, Bartleby risponde con quella che diventerà, da quel momento in poi, l'unica risposta che fornirà ad ogni domanda: "Avrei preferenza di no."
Da quel giorno, Bartleby compie sempre meno compiti, fino a smettere di fare alcunché e arrivare, semplicemente, a occupare il suo posto nell'ufficio. "Avrei preferenza di no" è la laconica risposta che con grande calma e gentilezza presenta a chiunque gli chieda qualcosa. "Bartleby, potreste ora abbandonare l'ufficio, siete licenziato - Avrei preferenza di no."; "Bartleby mangereste qualcosa? - Avrei preferenza di no."
Abbiamo scelto questa piccola, semplice storia ambientata in un ufficio di Wall Street all'inizio del Ventesimo Secolo spinti dal desiderio di investigare il profondo significato che si nasconde dietro al semplice gesto del protagonista, curiosi di capire come tradurne il senso e l'emozione in un'installazione visivo-sonora. Dopo "Fare un fuoco" di Jack London, racconto che metteva in scena il conflitto tra l'uomo e la natura, Muta Imago decide di affrontare il tema del confronto tra l'uomo e la società, e lo fa attraverso le parole di un altro autore nordamericano a cavallo tra i due secoli.
Bartleby non è un uomo in linea con il suo tempo. A un certo momento della sua vita, decide all'improvviso che non si adatterà più alle richieste che la società gli presenta quotidianamente. Smette di essere "aderente" al mondo che lo circonda. Inizia a creare piccole sacche di resistenza contro un modello di vita produttivo, lineare, irrefrenabile e questa resistenza, passo dopo passo arriva a trasformare tutto intorno a sé. Soprattutto, attraverso una rivoluzione del linguaggio: utilizzando una formula e ripetendola all'infinito. Una piccola formula linguistica che usa il condizionale (il tempo della possibilità) per iniziare, lentamente, a capovolgere la realtà.

Muta Imago è una compagnia teatrale e un progetto di ricerca artistica nato nel 2006. Vive tra Roma e Bruxelles. E’ guidata da Claudia Sorace, regista e Riccardo Fazi, drammaturgo e sound designer. E’ composta da tutte le persone che sono state, sono e saranno coinvolte nella realizzazione dei lavori.
E' alla continua ricerca di forme e storie che mettano in relazione la sfera dell'immaginazione con quella della realtà presente, umana, politica e sociale. Per questo realizza spettacoli, performance, installazioni, dove lo spazio è quello del rapporto e del conflitto tra l'essere umano e il suo tempo.
Nel 2016 ha realizzato il radiodramma Antologia di S., lo spettacolo Polices!, e l'opera lirica L'arte e la maniera di affrontare il proprio capo per chiedergli un aumento.

1 – 4 dicembre 2016
Teatro dei Borgia e Teatri di Bari
GL'INNAMORATI DI GOLDONI
di Fabrizio Sinisi, regia Gianpiero Borgia,
con Gianpiero Borgia e Elena Cotugno
musiche di Papaceccio mmc
costumi di Giuseppe Avallone
luci Pasquale Doronzo
disegno di scena Elena Cotugno

Gl’innamorati di Goldoni non è l’attualizzazione dell’omonima commedia scritta da Goldoni nel 1759, ma ne è la radicale riscrittura contemporanea. Le differenze fra l’opera originaria e questa nuova commedia sono le stesse che corrono fra l’attualità e la contemporaneità. Una drammaturgia che raduna tutte le opposizioni del sentimento e della morale, tutti i sintomi, le mode, gli stili del presente in una radicale rivisitazione del classico di Goldoni, trasportandolo a un'altra latitudine e a un'altra temperatura del contemporaneo.

Scritto a Bologna nel 1759, Gli innamorati è un canovaccio che ormai da quasi trecento anni splendidamente precipita verso il suo inesorabile lieto fine. La traccia di Goldoni è quella canonica: Eugenia e Fulgenzio - giovani, belli, tremendamente appassionati l'uno all'altra - desiderano sposarsi, ma una serie d’inconvenienti rischia di far saltare l'agognato matrimonio.
Eugenia e Fulgenzio sono, però, anche altro: due luoghi, due nevrosi, due macchine di desiderio, due maschere, due trattati di recitazione: si fingono ciò che non sono, mettono continuamente in scena se stessi. La riscrittura di Fabrizio Sinisi è la messinscena di una convulsa auto-rappresentazione dell'oggi: le sclerosi, i drammi, le potenze del presente. Riscrivere Gl'innamorati  ai nostri giorni permette di arrivare a Goldoni “a ritroso”: si deraglia nel trattato antropologico, nello sketch, nella rissa linguistica, nella rifrazione ossessiva, nel concitato dentro-fuori del personaggio.

Con il nostro “Gl'innamorati di Goldoni”, diamo vita a un progetto di lavoro sulla trasposizione della Commedia. Il nostro rifacimento, fin dalla scrittura, crea un ponte tra il Settecento e la contemporaneità, fra il settentrione goldoniano e il meridione di oggi. I personaggi sono ridotti a due e la situazione catastrofica, presupposto della commedia, è l'Innamoramento stesso: forma d'insania, d’impazzimento, di volontà di possesso e di conquista. L'innamoramento come guerra e contrasto, vera e propria forma di combattimento tra uomo e donna. Con Gl’innamorati di Goldoni, realizziamo il primo capitolo del Progetto Goldoni, dedicato alla riscrittura contemporanea e meridionale della commedia. E che cos’è la commedia? Aristotele, su questo, è molto chiaro: commedia è quella vicenda teatrale che – a differenza della tragedia – inizia male e finisce bene. In questa descrizione ormai canonica, l’attenzione viene sbilanciata soprattutto sul secondo polo, l’epilogo positivo, il “lieto fine”. A noi sembra però altrettanto importante il primo termine, l’inizio negativo: una situazione iniziale aggrovigliata al punto da apparire, anche ai suoi stessi attori, irreversibile. In questo senso, il Sud dell’Italia sembra innatamente, quasi vocazionalmente, portato per la commedia. Ne ha assunto e declinato personaggi e situazioni: l’innamorato nevrotico, il vecchio avaro, l’uomo vanesio e caciarone, la prorompenza della pulsioni fisiche e vitali.

Fabrizio Sinisi (Barletta, 1987) è drammaturgo, poeta e traduttore. Nel 2012 ha debuttato come autore con La grande passeggiata, con la regia di Federico Tiezzi e l’interpretazione di Sandro Lombardi, ottenendo un grande successo di pubblico e di critica. Il suo ultimo lavoro, Jekyll, è risultato finalista al Premio Riccione 2015. Collabora col Piccolo Teatro di Milano, il Teatro di Roma e il Teatro Nazionale della Toscana. Dal 2010 è dramaturg stabile della Compagnia Lombardi-Tiezzi di Firenze e docente di Drammaturgia presso il Teatro Laboratorio della Toscana e la Scuola di Scrittura Flannery O’Connor di Milano. Dal 2016 è per il Teatro degli Incamminati e per il Centro Teatrale Bresciano. Suoi testi sono stati rappresentati in Croazia, Francia, Gran Bretagna, Italia, Romania, Svizzera. In poesia il suo Contrasto dell’uomo e della donna ha di recente ottenuto la prestigiosa menzione del Premio Carducci.

TEATRO DEI BORGIAfondato nel 2001 da Gianpiero Borgia, si proponeva di esplorare i classici di repertorio secondo i criteri della tradizione russa appresi da Jurij Alschitz (di cui Borgia è stato allievo, poi collaboratore) e Anatoli’j Vassile’v. Nel 2009, in occasione della messinscena di Troilo e Cressida, Borgia incontra l’attrice Elena Cotugno, che diventerà sua moglie e componente stabile dell’ensemble di compagnia. È a partire da questo momento che inizia a nascere l’idea di un gruppo teatrale clan. Una “famiglia teatrale” che desidera innanzitutto utilizzare quei criteri stanislavskijani nei confronti della scrittura occidentale contemporanea, in particolare della commedia. Nonostante l’ormai assai probabile discendenza dai noti omonimi della storia italiana, Gianpiero Borgia non ha mai ammesso pubblicamente questa eredità. Ma partire dal 2014, la discendenza dai Borgia diventa il primo passo di una decisiva riflessione estetica: “I Borgia sono da secoli l’emblema della famiglia feroce, corrotta, preda del vizio. Noi, indegni eredi, facciamo teatro amandoci. Non siamo né la tragedia, né la farsa della storia ripetuta, siamo la commedia.”

15 – 18 dicembre 2016 – prima nazionale
Compagnia Mauri Sturno
TEA ROOM
di Raffaella Conti, regia Giancarlo Fares
cast in via di definizione

I presupposti perché tutto vada bene nella vita di Enrico ci sono tutti: ex fotografo di moda che ora gestisce un locale, il Tea Room, in una città di provincia; una bella moglie; un figlio che ama e una famiglia benestante alle spalle. Eppure Enrico è finanziariamente fallito, costretto a dormire sul divano nel suo locale e in costante compagnia di una bottiglia di whisky.
Enrico non è in grado di gestire la propria vita, affrontare le verità e assumersi le proprie responsabilità.
Poi, però, qualcosa accade e comincia a fare i conti con la realtà.
Quanto tempo della propria vita si può passare senza prendere decisioni e senza affrontate sé stessi?
Quanta paura abbiamo di non essere accettati per quello che siamo?
Quanto di noi stessi siamo pronti a sacrificare per essere amati e per quanto tempo?

Note dell’autrice
Quando ho iniziato a scrivere “Tea Room”, quasi tre anni fa, volevo affrontare l'argomento della mancanza di coraggio nella vita e della paura di fare scelte vere, che siano “buone” per noi e non per apparire migliori o interessanti per chi ci circonda e per essere benvoluti ad ogni costo. Scrivendo, il personaggio di Enrico ha preso sostanza, con tutte le sue umane debolezze. L'ironia che lo contraddistingue è la sua corazza, la persona pubblica dietro alla quale si nasconde un caos di ansie e paure mai affrontate con coraggio, un bisogno insondabile e spaventoso di amore e considerazione mai soddisfatto. Enrico è un personaggio che chiede amore al pubblico che assiste alla sua faticosa evoluzione umana. Nessuno degli altri personaggi di “Tea Room” è comunque solo comprimario di Enrico. Anzi, ciascuno di loro ha desideri, ambizioni e segreti che li definiscono, secondo il mio intento, in maniera viva e attuale. Raffaella Conti

Giancarlo Fares Attore, regista ed educatore teatrale. Studia presso l’Accademia Sharoff sotto la guida di Aldo Rendine e Luigi Durassi specializzandosi nel sistema Stanislavskij. Segue per diversi anni i seminari di Eugenio Barba, Torger Wethal, Julia Warley, Roberta Carreri e Tage Larsen dell’Odin Teatret, compagnia con la quale ha attualmente una stabile collaborazione. Ha seguito inoltre vari stage con il maestro russo Anatolij Vassiliev .
E’ stato per cinque anni attore e aiuto regista di Giancarlo Sepe collaborando nella ricerca su musica gesto e parola. Ha studiato canto con il maestro SergejRomanoff e con il tenore Roberto Bencivenga. In seguito ha dedicato la sua ricerca personale al teatro di narrazione, scrivendo, dirigendo, ed interpretando spettacoli che svolgono tuttora tournée in Italia e all’estero.
Come attore, in teatro, è stato diretto da molti registi tra i quali Giancarlo Sepe, Riccardo Reim, Mario Scaccia, Antonio Salines, Francesco Silvestri, Claudio Boccaccini, Mario Moretti, Gigi Palla, Roberto Bencivenga, ed ha partecipato a numerose produzioni televisive e cinematografiche.
Ha al suo attivo la regia di numerosi spettacoli teatrali replicati in Italia ed in Europa. Come docente ha svolto la sua attività presso la Link Academy, Teatro Azione e l’Accademia Fondamenta.
Attualmente è insegnante di Tecniche Teatrali e Tecniche di narrazione presso Eutheca – European Union Academy of Theatre and Cinema. E’ socio fondatore e direttore artistico del Doppio Teatro di Roma, della compagnia GildaAntiStanti ed è socio fondatore e speaker di Radio Godot.

Raffaella Conti – Note biografiche
Sono nata a Ravenna da una famiglia di origini umbre, marchigiane e laziali. Durante la mia adolescenza ho vissuto in Sicilia, a Cagliari, dove ho frequentato il liceo classico, in Umbria e, infine, a Roma dove mi sono laureata a pieni voti in Scienze Biologiche alla Sapienza. Ho lavorato come ricercatore nell'industria farmaceutica e per alcuni anni nel campo della brevettazione biofarmaceutica. Ho iniziato ad andare a teatro con mia madre fino dall'adolescenza e sono sempre stata affascinata dal teatro di Eduardo de Filippo. Amo Shakespeare, Cechov, Alan Bennett e i Monty Python. Sono affascinata dalla psicologia e dalla biologia del cervello umano. Vivo a Roma con una meravigliosa famiglia di 5 gatti, alcuni dei quali nati nella mia casa.
Nel 1999 ho iniziato a studiare recitazione a Roma con Lucilla Lupaioli e ho proseguito con un workshop di un anno presso Teatro Azione diretto da Cristiano Censi e Isabella del Bianco. Negli anni successivi ho continuato a studiare recitazione seguendo il metodo di Susan Batson con i suoi allievi e assistenti Federico D'Anna e Lucilla Miarelli (Active Training Time). Ho partecipato, inoltre, a dei seminari di recitazione con Jordan Bayne (Permission Playground).
Nel 2006 ho studiato tecniche di narrazione teatrale con Giancarlo Fares.
Nel 2012 ho seguito un seminario di scrittura drammatica tenuto da Lucilla Lupaioli.
Nel 2013 ho debuttato come autrice al teatro Abarico di Roma con il testo drammatico “Niente è come la mamma”, la descrizione amara degli effetti della mancanza di affetto e di limiti personali sani sullo sviluppo del rapporto madre-figlia. Dall'inizio del 2013 ho seguito regolarmente come uditrice le sessioni del laboratorio aperto "Crisi" di Fausto Paravidino presso il Teatro Valle Occupato di Roma, fino alla conclusione dell'occupazione del teatro Valle (agosto 2014). Ho seguito anche tutte le sessioni di letture drammatizzate “Orazio”, messe in scena dagli attori del laboratorio “Crisi” nello stesso periodo.
Dal novembre 2014 alla primavera 2015 ho seguito a Roma il corso base di base di sceneggiatura presso Tracce di Cinema.

28 – 30 dicembre 2016
Le Brugole
METAFISICA DELL’AMORE
di Giovanna Donini,
con Roberta De Stefano e Annagaia Marchioro

Per aver affrontato un tema scottante come quello dell'omosessualità
femminile con un linguaggio fresco, ironico e divertito. Lo spettacolo, anche
grazie alla qualità delle interpreti riesce a coinvolgere il pubblico miscelando
momenti di comicità con altri di grande intensità e profondità senza mai cedere nell'autocommiserazione.
Spettacolo vincitore del Premio Scintille 2011

“Metafisica dell’amore” è uno spettacolo comico che parla dell’amore. E soprattutto delle donne. Che amano le donne che amano altre donne che amano tutti gli altri. L’amore è un sentimento universale, tutti provano le stesse emozioni, gli stessi piaceri, gli stessi dolori: lui e lui, lei e lei, lui e lei. Coppie diverse, identiche emozioni. Questa è una legge che, a differenza della legge, è uguale per tutti... con qualche piccola differenza che fa la differenza. Le attrici protagoniste raccontano e si raccontano, trasformandosi e dando vita a una carrellata di personaggi esilaranti. Tutti alla ricerca di un amore: la psicopatica, la milanese, l’artista, la fricchettona, la ex... Uno spettacolo dedicato a chi ha ancora voglia di amare e ridere di questo disgraziato dolore che ti prende allo stomaco senza distinzione di sesso, di razza, di lingua o di religione. Un passo in più verso il rispetto, perché la discriminazione, guardata col cuore, si rivela nella sua stupidità. E noi lo facciamo con uno spettacolo. Questo. Che no vuole dare risposte. Ma vuole esistere. E basta.

La Compagnia Le Brugole nasce nel 201 1 da due attrici: Annagaia Marchioro e Roberta Lidia de Stefano, affiancate dall’autrice Giovanna Donini. Nel tempo collaborano anche con altri attori, registi, illustratori, operatori. Il primo spettacolo “Metafisica dell’amore”, nel 2011 vince il Premio Scintille al Festival di Asti. Nel 2012 nasce il secondo spettacolo “Boston Marriage” con la regia di Vittorio Borsari. Nel 2014 debutta la terza produzione “Diario di una donna diversamente etero” scritto da Giovanna Donini, diretto e adattato da Paola Galassi. Nel 2015 nasce “Per una biografia della fame” ispirato al libro di Amélie Nothomb, di e con Annagaia Marchioro.

Annagaia Marchioro nasce a Padova, nel 1983; laureata in filosofia, si diploma come attrice alla Scuola d’arte drammatica Paolo Grassi di Milano nel 2009. Da allora inizia ad occuparsi di cabaret a Zelig e parallelamente continua a lavorare in teatro. Lavora con Andreè Ruth Shammah, Mimmo Sorrentino, Federico Grazzini, Rodrigo Garcia con Andrea De Rosa e Serena Sinigaglia. Nel 2014 dirige la sua prima regia per Aslico Al cinema lavora con Olivier Assayas nel film Apres Mai, presentato in concorso al mostra del cinema di Venezia, mentre in televisione arriva con vari pezzi comici del duo Le Brugole e da Crozza come attrice.

Roberta Lidia De Stefano, nasce nel 1985 a Castrovillari, sin da bambina incontra Saverio Laruina della compagnia scena Verticale. Al percorso teatrale affianca sempre quello musicale, suona infatti vari strumenti musicali tra cui il pianoforte, che ha praticato per dieci anni. Canta. Nel 2010 si diploma alla “scuola d’arte drammatica Paolo Grassi” di Milano;qui studia e collabora con importanti maestri del panorama europeo. Ad oggi lavora stabilmente con il teatro Tieffe Menotti di Milano e da poco entra a far parte di ERT (Emilia Romagna Teatro), grazie allo spettacolo “Ifigenia in Aulide” di Marco Plini.

Giovanna Donini, nasce a Treviso nel 1973. Fonda il trio comico Le Spaventapassere, a Torino nel 2001. Un passato da giornalista per numerose testate regionali, oggi è un’autrice televisiva italiana. Lavora a Zelig dal 2006 oltre che firmare gli spettacoli di Teresa Mannino. Nel 2008 lavora per radio 105 alla conduzione di Marco Galli. Attualmente è anche responsabile della redazione on line della Smemoranda.

19 – 29 gennaio 2017 – prima nazionale
Planet Arts Collettivo Teatrale
TORRE ELETTRA
da Eschilo, Sofocle, Euripide, drammaturgia e regia Giancarlo Nicoletti,
con Valentina Perrella, Cristina Todaro, Alessandro Giova, Riccardo Morgante
www.planetartsitalia.com

Alla periferia di una Roma futuribile c’è Torre Elettra, dove la legge non arriva, la giustizia non è più istituzione, il sangue chiama sangue. A Torre Elettra c’è una famiglia segnata da violenze, tradimenti, omicidi, si discute di una vendetta da compiere. Un’Orestea contemporanea dei sobborghi, dove i vincoli familiari e di sangue fanno i conti con la deriva dei concetti occidentali di giustizia e Stato postmoderni.

Giancarlo Nicoletti, regista, drammaturgo, critico teatrale, attore e performer, fin dall’adolescenza si avvicina al mondo del teatro, con diversi laboratori e workshop. Giovanissimo è uno dei protagonisti in “Elettra”, per la regia di Emma Dante, e interpreta Ferete e Apollo in “Alcesti“ per la regia di Roberto Burgio al Teatro Greco di Tindari. Ha curato la regia di oltre 20 produzioni per il teatro di prosa e musicale, ottenendo numerosi riconoscimenti, fra cui “#salvobuonfine” (Selezione Premio “Dante Cappelletti” – Finalista “Nuovo Premio Premio Traiano”); “Festa della Repubblica” (Finalista “Stazioni d’Emergenza – Galleria Toledo” - Finalista “Premio Millelire”);“Kensington Gardens”; “Persone naturali e strafottenti” (Finalista “Salviamo i Talenti – Premio Attilio Corsini”); “Ultima Mossa – Chess il Musical” (Tour nazionale); “Così fan tutti” (Finalista Premio “Confronti Creativi”).
E’ autore della “Trilogia del Contemporaneo”, composta dai tre lavori “#salvobuonfine”, “Festa della Repubblica” e “Kensington Gardens” pubblicati nell’omonimo volume della collana “Le Nebulose - Teatro”. Con il primo testo vince, nel 2015, il Premio Nazionale alla Drammaturgia “DO.IT Drammaturgie oltre il Teatro” ed il Premio Speciale di Drammaturgia “Oltreparola 2015”, con “Kensington Gardens” ottiene la segnalazione al “Premio Hystrio – Scritture di Scena 2016”.
Dal 2012 è alla Direzione Artistica del Collettivo Teatrale “PlanetArts”, di cui è fra i fondatori, e che produce in esclusiva i suoi lavori come regista e autore.
Dal 2010 al 2013 ha collaborato come critico musical – teatrale per le riviste a tiratura nazionale “L’opera” e “Musical!”, recensendo numerosi spettacoli e intervistando alcune fra le personalità più importanti dello show business internazionale.

2 – 5 febbraio 2017
Golden Show Trieste in collaborazione con Tinaos e M.P.
SALVATORE - favola triste per voce sola
di e con Silvio Laviano, regia Tommaso Tuzzoli
trainer Sabrina Jorio
suono Federico Dal Pozzo
foto / progetto grafico Officina Fotografica
video Teresa Terranova
produzione in collaborazione con Festival Benevento Città Spettacolo 2012, Teatri in Città – Festival di Teatro Contemporaneo
www.goldenshowtrieste.com

Note dell’autore
Salvatore è la storia di un viaggio, una favola fatta di profumi, di colori e di respiri. Una contaminazione di lingue, linguaggi e ritmo. Una discesa leggera verso il cratere centrale dell’Etna, altro protagonista del testo. Il punto di partenza è un grembo materno, il punto d’arrivo un non luogo, dove convivono la follia, il ricordo e la febbre. L’uso del dialetto siciliano Catanese è l’unico mezzo espressivo dell’emozione; invece il racconto, in prima persona, in lingua italiana, detta i tempi dell’azione e crea il mondo del ricordo e del particolare. I due linguaggi si fonderanno con un procedere “in avanti”, con una punteggiatura fatta di respiri, di interpunzioni, fino alla piena coscienza, nel quadro finale, della propria rivoluzione umana. Silvio Laviano

Note di regia
Ri-Comporre la memoria, per guardarla, per viverla, per raccontarla. L’attore si fa prima direttore d’orchestra delle ombre del proprio passato e poi strumento per farle suonare, per farle respirare. Il solo attore in scena si riempie di un magma di emozioni, di corpi e di voci diverse che esplodono attraverso quell’unico corpo, pronto nei gesti, nel sudore, nella voce e nel cuore ad essere abitato. Le ombre/personaggi accompagnano la vita di Salvatore–favola triste per voce sola, dal giorno della sua nascita fino al giorno del suo trentesimo compleanno, in un vortice senza sosta. Salvatore è un racconto diviso in cinque quadri che rivive le atmosfere di una Catania, specchio di un mondo legato alle tradizioni religiose, ai sacri riti profani, al senso della famiglia, degli amici e degli amori, ma anche specchio di un mondo facilmente modificabile da una nuova “civiltà” dei consumi nata ricca di nuovi idoli e priva di ogni passato. Una nuova civiltà che “distruggendo le varie realtà particolari e togliendo realtà ai vari modi di essere uomini”, azzera ciò che “l’Italia ha prodotto in modo storicamente differenziato”. I contorni di questo mondo così come i personaggi, immersi in un mondo quasi da favola, sono tracciati inizialmente con toni leggeri per poi divenire grotteschi e scendere così verso le zone oscure di una realtà che, schiacciando possibilità e desideri, conduce a nevrosi che rasentano la follia, rischiando di deviarci dai nostri sogni e trasformando questi in incubi. Riaprire le porte del passato per seppellire le paure, per sorridere delle lacrime versate, per tramutare le assenze in presenze e raccontare il tutto con quella gioia infantile di chi guarda davvero al tempo andato, senza mai smettere di correre verso il futuro, consapevole di se stesso e della propria origine. Tommaso Tuzzoli

Silvio Laviano (Attore e Regista) Nato a Catania nel 1979, dopo il Diploma d’attore conseguito alla Scuola del Teatro Stabile di Genova nel 2002 collabora sia con vari Teatri Stabili Italiani (Teatro Stabile di Genova, Teatro Stabile di Catania, Teatro Nuovo di Napoli, Teatro di Roma, Teatro Stabile del Veneto) che con produzioni private (Teatro dell’Elfo, Gloriababbi, Società per Attori, Progetto U.R.T. ,Fattore K) e Straniere (A.R.I.A. France – Acting Internatinal – Festival D’ Avignon 2012) interpretando grandi autori classici e Contemporanei. E’ diretto da vari registi tra i quali M.Sciaccaluga, T. Tuzzoli, F. Bruni, L. Puggelli, J. Ferrini, R. Cavosi, G. Rappa, A.L. Messeri, M. Mesciulam, P.Bontempo, N.Romeo, N.A.Orofino ecc… Lavora anche in campo cinematografico, televisivo e pubblicitario diretto da vari registi tra i quali M. Bellocchio, F. Ozpetek, G. Manfredonia, A. Amadei, A. Grimaldi, R. Izzo,ecc. E’ Autore e interprete di Salvatore – Favola Triste per voce sola (Festival di Benevento – Città Spettacolo 2012 ). E’ Regista Teatrale dei progetti originali "DIVERSI - Personaggi in cerca di un Altrove" , “Borderline in Love” e “S.O.G.N.O. ergo Sum” e ideatore del Progetto di ricerca teatrale S.E.T.A. (Studio Emotivo Teatro Azione).

Tommaso Tuzzoli (REGIA) Nasce a Napoli il 9 ottobre 1977. Nel 2001 inizia la sua attività di aiuto regia per lo spettacolo Edoardo II regia di Pierpaolo Sepe, Penultimi (2002) regia di Antonello Cossia, Raffaele Di Florio, Riccardo Veno tutti prodotti dal Nuovo Teatro Nuovo di Napoli. Ha lavorato come regista assistente di Antonio Latella per gli spettacoli: I Negri produzione Nuovo Teatro Nuovo di Napoli (2002), Querelle produzione Teatro Garibaldi -Unione dei teatri d’Europa, Nuovo Teatro Nuovo (2002), Porcile produzione Nuovo Teatro Nuovo in collaborazione con il Festival di Salisburgo/Young directors project (2003), La Tempesta produzione Teatro Stabile dell’Umbria (2003), La Bisbetica Domata produzione Elsinor (2003), Bestia Da Stile produzione Nuovo Teatro Nuovo - Teatro Stabile dell’Umbria - Biennale di Venezia (2004), Edoardo II produzione Teatro Stabile dell’Umbria (2004), La Cena Delle Ceneri produzione Teatro Stabile dell’Umbria (2005), Aspettando Godot produzione Teatro Stabile dell’Umbria (2007) Purificati produzione Teatro Stabile dell’Umbria (2008) Hamlet’s Portraits produzione Teatro Stabile dell’Umbria e Festival delle Colline Torinesi (2008) Le Nuvole produzione Teatro Stabile dell’Umbria (2009) Don Chisciotte produzione Nuovo Teatro Nuovo di Napoli (2009) Lear produzione Teatro Stabile di Roma e Nuovo Teatro Nuovo di Napoli (2010). Nel 2005 ha lavorato alla sua prima regia I Re di Julio Cortàzar, nel 2007 ha curato la regia de Il Sentiero Dei Passi Pericolosi di M. M. Bouchard e nel 2009 quella di Risveglio Di Primavera di Frank Wedekind, tutti prodotti dal Nuovo Teatro Nuovo. Ha partecipato alla rassegna “Face à Face - Parole di Francia per Scene d’Italia’’ realizzando due mise en espace: L’altro di Enzo Cormann (2008) e Questo figlio di Joël Pommerat (2009). Nel 2010 cura due regie all’interno del progetto Fondamentalismo ideato da A. Latella per il Nuovo Teatro Nuovo di Napoli in collaborazione con la Fondazione Campania dei Festival / Napoli Teatro Festival Italia: “Brand” da H. Ibsen adattamento Federico Bellini, “Il velo” di Federico Bellini.

9 – 12 febbraio 2017
Florian Metateatro - Centro di produzione teatrale
L’ARTE È UNA CARAMELLA
un viaggio nella Storia dell'Arte
a solo di e con Carlo Vanoni, drammaturgia e regia Gian Marco Montesano
Collaborazione al testo Luca Berta
Scena Carlo Vanoni e Gian Marco Montesano
Luci/audio Antonio Stella, Umberto Marchesani
Voci fuori campo Giulia Basel, Massimo Vellaccio, Umberto Marchesani, Maresa Guerra, Luigia Tamburro, Emiliano Furlani
Fotografia Francesca Ripamonti
Ringraziamo Claudio, Ercole, Erika, Ivano, Marina, Paolo, Giorgio
Cura Giulia Basel
Organizzazione Ilaria Palmisano
www.florianteatro.com

“Molti anni fa mi capitò di vedere un mucchio di caramelle esposto in un museo d’arte contemporanea. Non capendo mi domandai: perché un mucchio di caramelle è un’opera d’arte? Per scoprirlo, ho incominciato un lungo viaggio attraverso la Storia dell’Arte.” Carlo Vanoni

Che rapporto c'è tra Raffaello e il "taglio" di Fontana? Perché "l'orinatoio" di Marcel Duchamp è considerato una scultura? Come possono dialogare Leonardo da Vinci e Andy Warhol? Una entusiasmante cavalcata attraverso 500 anni di storia dell’arte che si conclude davanti a 79 kg di caramelle colorate ammucchiate nell’angolo di un museo. È arte anche questa?
Uno spettacolo divertente, interessante, emozionante e tutto da gustare!

Carlo Vanoni, dopo la laurea in Sociologia studia Conservazione dei beni culturali all’università Ca’ Foscari di Venezia. Da vent’anni si dedica al mondo dell’arte contemporanea, come consulente di varie gallerie d’arte e curatore di mostre. Si dedica anche a cicli di conferenze al fine di rendere i linguaggi contemporanei accessibili a tutti.

Gian Marco Montesano, artista, nel 1978 sconfina dalle Arti Visive verso il Teatro fondando (con Giulia Basel e Massimo Vellaccio) la Compagnia FLORIAN oggi Florian Metateatro - Centro di Produzione con sede a Pescara. Montesano è autore e regista (vincitore nel 1982 del Premio Flaiano all’autore).

Luca Berta, ex ricercatore precario all’università. Ha scritto una raccolta di racconti (Imitazioni della vita, Sironi 2006) e tre libri di filosofia (L’ultimo è Dai neuroni alle parole, Mimesis 2010). Attualmente si occupa di marketing e arte contemporanea.

Una piccola lezione di Storia dell’Arte, tanto sintetica quanto ricca di sorprese, con un finale commovente che illustra l’opera di Felix Gonzales Torres.
Franco Cordelli, Corriere della Sera
“La caramella” di Vanoni è una luccicante pillola ad azione rapida e altissima digeribilità che migliora in modo esponenziale la nostra capacità di comprendere e amare l’arte. Consigliata ad ogni età, ha l’unico effetto collaterale di creare una assoluta e incancellabile dipendenza dalla materia in oggetto.
Mogol
“L’arte è una caramella” è lo spettacolo sull’arte più bello che abbia mai visto. Certo, è anche l’unico che io abbia mai visto, ma non stiamo a guardare il capello.
Giorgio Gherarducci, Gialappa’s Band

16 – 19 febbraio 2017 – prima nazionale
Rapsodie
LIBERACI DAL MALE
di Giampaolo G. Rugo, regia Massimiliano Farau, 
con Davide Tassi e Roberta Mattei

Lella e Luca hanno sequestrato un bambino di pochi mesi: il figlio dell’ “ingegnere”, il padrone della fabbrica che dà lavoro a tutta la città. 
Lella è una donna insicura e timida che lavora in un centro estetico. Riceve in continuazione telefonate di persone che vogliono usufruire di un misterioso “trattamento speciale”.
Luca è un uomo brutale e violento conosciuto da tutti come “il fattore”.
È l’uomo di fiducia dell’ingegnere; il tuttofare che lo aiuta nei suoi mille affari più o meno leciti ma che in realtà cova nei confronti del padrone un sordo rancore.
Con i soldi del rapimento i due vorrebbero scappare in Brasile, al caldo, per rifarsi una vita.
Nella casa dove sono nascosti, si è rotta la caldaia e fuori l’inverno gelido avanza.
La televisione diffonde la notizia che il piccolo ha bisogno un antiepilettico, ma potrebbe essere una trappola per incastrarli, intanto per placare il pianto disperato e continuo del bambino i due cominciano a somministrargli dosi sempre più alte di sonnifero. Un giorno però il bambino non riesce a svegliarsi…

Note dell’autore
Sono sempre stato colpito dal fatto che le ultime parole della preghiera per eccellenza, il padre nostro, siano “liberaci dal male”. Come se per farlo fosse necessario chiedere aiuto a una qualche entità superiore stante l`impossibilità di liberarsene da soli. Ho allora analizzato quello che viene percepito come uno dei più orrendi dei delitti: il rapimento di un bambino. Sono nati così i personaggi di Lella e Luca: i rapitori. Il male. Come spesso mi succede andando avanti nella scrittura ho scoperto che le paure di Lella e Luca sono le mie paure; le loro frustrazioni le mie frustrazioni; la loro rabbia la mia rabbia; chissà che non siano anche quelle del pubblico e chissà se riconoscere e dare un nome a questo “male” possa essere il primo passo per liberarsene magari senza dover chiedere aiuto a un essere superiore. Giampaolo G. Rugo

Giampaolo G. Rugo, nato a Genova, vive da sempre a Roma. Ha scritto, sceneggiature per il cinema ed è stato autore per la radio (“Il ballo di San Vito”, “I magnifici 7”, “I magnifici”). Per il teatro è stato autore de “La svolta”, “Un uomo a metà” e Liberaci dal male; ha inoltre curato la traduzione e adattamento di Killer Joe di Tracy Letts. È stato premiato al concorso drammaturgico Per Voce Sola 2014 per il testo “Un uomo a metà” che è stato edito dalla Nerobianco edizioni

Massimiliano Farau, laureato in Lettere presso l’ Università di Roma “La Sapienza”, e diplomato in Regia all'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica "Silvio D'Amico", si è perfezionato presso la Guildhall School of Music and Drama di Londra e la Classe de Maitrise de Mise en Scène di Pélussin.
Ha diretto più di cinquanta spettacoli tra cui: The letter of Last Resort di David Greig, Lungs di Duncan Macmillan, (Teatro Due, Parma), Crollasse il mondo. Storia di Reginaldo e Luisa di Alessandra Mortelliti (Teatro Stabile di Catania), California Suite di Neil Simon, con Gianfranco D’Angelo e Paola Quattrini, Andromaca di Jean Racine, con Manuela Mandracchia, Graziano Piazza e Sergio Romano, L’amante di Harold Pinter, con Mascia Musy e Graziano Piazza, Killer Joe di Tracy Letts, con Francesco Montanari e Edoardo Pesce, Odore di Santità di Laura Forti, con Salvatore Cantalupo, Beckett/Pinter (Teatro Due, Parma e Teatro Mercadante Napoli), Frozen di Bryony Lavery con Elisabetta Pozzi, Maria Paiato, Fausto Russo Alesi,  La Memoria dell’Acqua di Shelagh Stephenson, con Maria Paiato, Manuela Mandracchia, Sara Bertelà,  Peccato che fosse puttana di John Ford, con Pierfrancesco Favino e Lisa Natoli, Mostro di Duncan Macmillan, con Fabrizio Falco, L’ultimo nastro di Krapp di Samuel Beckett, The License di Luigi Pirandello, Gennareniello di Eduardo De Filippo e The Virtuous Burglar di Dario Fo (American Conservatory Theater, San Francisco), Perversioni sessuali a Chicago di David Mamet, Ione di Euripide, Sulle tavole del tuo cuore di Luigi Maria Musati, con Mariano Rigillo, Abelardo Eloisa Eloim di Maricla Boggio (Taormina Arte), Qui di Michael Frayn ( Fondazione Teatro Due, Parma), The Fever di Wallace Shawn, con Giuseppe Bevilacqua, The Man of Destiny e Annajanska, the Bolshevik Empress di G. B. Shaw (Wimbledon Studio Theatre, Londra),  Il Molière di Carlo Goldoni (Teatro Stabile Abruzzese e Teatro Valle).

Rapsodie Production è una nuova realtà nel mondo della produzione teatrale e dell’audiovisivo. Nata nel 2013 dal desiderio di tre giovani artisti di creare una start up nel mondo della cultura, si è presto avvalsa di importanti collaborazioni e partnership sia dal punto di vista artistico che manageriale.
Rapsodie ha già prodotto e distribuito diversi spettacoli e film brevi: tra questi spiccano sia nuove proposte che artisti affermati come Davide Tassi, Lydia Biondi, Mirella Mazzeranghi, Mauro Santopietro, Roberta Mattei e altri
A maggio 2015, lo spettacolo L’INTRUSO, prodotto da Rapsodie, con Davide Tassi, regia Francesca Rizzi vince il premio Teatro e critica come spettacolo più rappresentativo della scena romana e a seguire vince il DOIT Festival come miglior drammaturgia. Rapsodie produce nel 2015 diversi promo per aziende ed anche il suo primo cortometraggio “Due cuori e una sottana”. È tra l’altro organizzatrice del primo Festival Handpan di Milano.
Rapsodie ha avviato anche un rapporto con l’ATCL (Associazione dei Teatri dei Comuni del Lazio) e con il CTOFF (Circuito dei teatri OFF del Lazio) questi ultimi ospitati sul suo portale.
Rapsodie, a gennaio 2016, ha ottenuto, in accordo con ATCL, il coordinamento artistico e organizzativo del Teatro Traiano di Civitavecchia.

2 – 5 marzo 2017
Lisa
LE SCOPERTE GEOGRAFICHE
di Marco Morana, regia Virginia Franchi,
con Michele Balducci e Daniele Gattano
installazione luminosa e composizione sonora Fabio Di Salvo
costumi Alessandro Fusco
disegno luci Marco D'Amelio
movimento scenico Marzia Meddi
aiuto regia Valeria Spada
scenotecnica Walter Mariucci e Giorgio Paolicelli
foto e grafica Manuela Giusto
comunicazione Danilo Chiarello
ufficio stampa e promozione Giulia Taglienti 
produzione e organizzazione LISA

Spettacolo finalista dell'XI edizione del Premio Tuttoteatro.com alle arti sceniche Dante Cappelletti 2014

Le scoperte geografiche è un testo inedito di Marco Morana attore e autore diplomato al Centro Sperimentale di Cinematografia, è diventato uno spettacolo grazie alla collaborazione artistica della regista Virginia Franchi che lo adatta per il teatro. Gli attori che interpretano i personaggi protagonisti della storia sono: Michele Balducci e Daniele Gattano. In scena sono accompagnati dall’installazione luminosa e dalle sonorità elettroniche di Fabio di Salvo del noto duo artistico Quiet Ensemble.

Un banco di scuola, anni cinquanta. Due compagni, due giovani uomini che ripassano la lezione di storia: le grandi scoperte geografiche di Colombo e Magellano.
Ma quella lezione in realtà è un pretesto, perché tra i due c’è un sentimento profondo che finora hanno nascosto. Il viaggio dei due grandi esploratori si confonde con la loro esplorazione. La classe diventa la caravella, e la terra da scoprire è un continente oscuro e senza confini, quello del desiderio e dell’identità.
Questo tragitto di formazione prosegue oltre l’adolescenza, attraversando la maturità e la vecchiaia dei protagonisti. Si addentra nel loro Nuovo Mondo interiore, un universo pericoloso, fatto di tempeste, di dubbi e di slanci improvvisi, di ammaraggi coraggiosi e di mostri sputati dall’inconscio. Un universo più reale della realtà, dove la lingua perde ogni funzione quotidiana diventando un codice esclusivamente amoroso, poetico in senso stretto, che si fonde ironicamente con il gergo marinaresco. 

Le scoperte geografiche è la storia di un sentimento assoluto e forse mancato, l’epopea di una rotta perpetua, perché nell’oceano dei sentimenti non c’è terraferma su cui attraccare, non c’è meta, ma solo un senso agrodolce, insieme definitivo e sospeso, inevitabile conseguenza di ogni viaggio d’amore.
Marco Morana

LISA – Libere Iniziative Spettacolari Azzardate nasce nel 2013. In due anni ha prodotto cinque iniziative spettacolari azzardatissime, cinque storie diversissime che raccontano, ad esempio, di vulcani in versi, di corsi involontari e di tartarughe apocalittiche. Cinque storie animate dallo scellerato proposito di emozionare il pubblico attraverso un racconto contemporaneo e insieme classico, dove testo, interpretazione e regia si fondono alla ricerca di un’esplosiva armonia.

9 marzo – 14 maggio 2017
Marioletta Bideri per Bis Tremila srl
UNA STANZA TUTTA PER LEI
Rassegna teatrale per immaginare il femminile del terzo millennio
direzione artistica Daniele Salvo

Desideravo da tempo realizzare un evento dedicato alle donne. Volevo creare un contenitore che, attraverso il talento e la sensibilità delle interpreti, potesse permetterci di fare un viaggio nel cuore, nella mente, nelle emozioni delle donne e che riuscisse a parlare alla pancia degli spettatori. Marioletta Bideri

Marioletta Bideri per Bis Tremila srl
presenta

UNA STANZA TUTTA PER LEI
Rassegna teatrale per immaginare il femminile del terzo millennio
Direzione artistica Daniele Salvo
In collaborazione con Marioletta Bideri Melania Giglio
Al Teatro Brancaccino, Roma
9 marzo – 14 maggio 2017

Era da tanto tempo che desideravo creare un evento dedicato alle donne, trovare un luogo dove le attrici più note (e anche le più giovani) potessero esprimere il loro talento raccontando con dei reading, con il canto, con monologhi e attraverso brani di letteratura, l’universo femminile. Volevo si potesse fare un viaggio nel cuore, nella mente, nelle emozioni delle donne, che riuscisse a parlare alla pancia degli spettatori.
Da questa idea e dalla collaborazione con Daniele Salvo e Melania Giglio nasce la rassegna “Una stanza tutta per lei”, che al Teatro Brancaccino vede la sua terza edizione.
A conclusione della rassegna ci sarà un concorso dedicato a 16 attrici, che potranno presentare venti minuti di storie inedite. Alla vincitrice, decretata da una giuria di addetti ai lavori, verrà assegnato un piccolo contributo per la realizzazione dell’intero spettacolo.
“Una stanza tutta per lei” non vuole essere soltanto un format teatrale, ma anche un mezzo per far conoscere e sostenere le tante ONLUS e Associazioni che lavorano ogni giorno per aiutare le donne in difficoltà.
Marioletta Bideri


Per il secondo anno consecutivo siamo orgogliosi di presentare questa rassegna tutta al femminile. Otto attrici, otto donne che cercano incessantemente una nuova identità. L’essenza delle donne del terzo millennio.
Due sono le grandi rivoluzioni che vedremo in questo nuovo secolo appena iniziato: la rivoluzione tecnologica e la rivoluzione femminile. La prima si sta affermando con più facilità, poiché è una rivoluzione "strumentale", "funzionale", anche se credo che pochi si rendano conto di quanto essa muterà nel profondo le nostre categorie etiche, mentali e culturali.
La rivoluzione femminile sarà più lenta, contrastata e sofferta. Ma è un'onda anomala che non si può fermare. Alle donne verranno affidati sempre più spesso ruoli di responsabilità e di potere. Le donne del terzo millennio non saranno mai più quelle che noi abbiamo conosciuto. Tentare di frenare quest'onda è demenziale, anacronistico, ottuso.
Cos'hanno da dire gli uomini a questo proposito? Sono evidentemente spaventati e confusi. Sono evidentemente in crisi di identità. Ma qualche domanda dovremo pur farcela.
Come ci immaginiamo le donne del terzo millennio? Cosa sarà essere madri? Cosa significherà avere il potere? Come fermeremo lo scempio del femminicidio? Come sarà il loro mondo emotivo? Quali nuovi linguaggi inventeranno? E noi uomini? Come resteremo loro accanto? Come verremo cambiati da tutto questo?
Al Teatro Brancaccino di Roma esploreremo possibili risposte a queste domande, attraverso storie drammatiche, attraverso sogni di resistenza, attraverso il potere rivoluzionario di una risata. Lo faremo grazie ad artiste di solida formazione ma di provenienze diversissime. Otto weekend, da marzo a maggio, dedicati a otto attrici, a otto donne straordinarie. Saranno loro a condurci per mano in questo nuovo, affascinante viaggio.
Una grande novità di questa seconda edizione romana è rappresentata dal concorso “L’alba che verrà, 16 attrici per raccontare le nuove voci del terzo millennio”. Sarà un’occasione unica per dare voce a proposte di drammaturgia contemporanea inedite e a nuove interpreti che sapranno raccontare con occhi acuti e freschi il femminile nostro contemporaneo. Al testo e all’attrice vincitori del concorso verrà assegnato un piccolo contributo alla produzione e la possibilità di essere inseriti nella prossima edizione della rassegna.
Daniele Salvo


Tra le protagoniste femminili: MICHELA ANDREOZZI, VALERIA PERDONO’, FRANCA NUTI, MANUELA KUSTERMANN, MARIA PAIATO, MELANIA GIGLIOLADYVETTE, VERONICA PIVETTI

SHOW OFF - BEYOND LIVES & MUSIC

Nasce a Roma "Show Off" la rassegna musicale ideata da Giancarlo Bornigia per dare modo agli artisti di raccontare storie di vita attraverso la musica. Show Off, Beyond Lives & Music sono 4 concerti tra suoni, testi e narrazione al Teatro Brancaccino di Roma con l'ambizione di “investire” di forti emozioni il pubblico con appuntamenti intimi e minimalisti ma caratterizzati da una grande energia umana. Autori e compositori, interpreti e innovatori è nel live che esprimono il piacere di raccontarsi: Franco J MarinoFilippo Gatti, armoud, Luigi Grechi De Gregori - ognuno con un panorama musicale e poetico di riferimento. Questo è Show Off un momento per vantarsi senza esagerare, mostrarsi come non lo si era fatto prima, esibirsi davanti a quel pubblico che ha scelto di ascoltare la musica come non lo aveva fatto prima d'ora.

Calendario degli appuntamenti:

21 ottobre 2016 ore 20.00 - Franco J Marino & ArtinmusicBand
Franco J Marino& ArtinmusicBand
diretta dal maestro Giovanni Gava

-pianoforte: Giovanni Gava
- chitarra: Angelo Anastasio
-basso: Vittorio Longobardi
-violino e armonica: Juan Carlos Albelo Zamora

Franco J. Marino è un autore, compositore e interprete, nato a Napoli ma che da sempre vive a Roma e opera nel panorama musicale nazionale e internazionale, collaborando con importanti artisti di fama mondiale. Negli anni ’90 è il cantante solista nel gruppo di Tony Esposito, con cui firma la sigla della trasmissione di Rai Uno “Serate mondiali”, legata ai mondiali di calcio del ’94 e per il quale scrive alcuni brani contenuti nell’album “Tropico” (1997) , a cui collabora anche Gino Paoli. Nel 1997 pubblica il suo primo singolo "Preghiera" e nel 1999 collabora con Lucio Dalla alla stesura del testo "Non vergognarsi mai", contenuto nel album "Ciao" del cantautore bolognese. Nel 2004 scrive per Andrea Bocelli, in collaborazione con Mauro Malavasi, il singolo “Domani”, che riscuote un grande successo tanto da essere reinterpretato dal soprano olandese Petra Berger nel suo album "Here and Now" (2006). Nel 2006 scrive "L'Assenza", un altro successo internazionale interpretato dal soprano canadese Karine Carusi nell’album “Bolero” (2006), riproposto in duetto dal tenore Alessandro Rinella e da Chloe Agnew nell'album "Canterò per te" (2013) e inciso in lingua inglese e coreana nel 2014. Nel 2011 pubblica il suo primo disco "Il Pescatore di Stelle" di cui è autore, compositore, interprete e produttore, che lo consacra “figlio della migliore tradizione poetica napoletana”. L’anno successivo scrive il brano "La Scelta", per il tenore americano Nathan Pacheco, contenuto in un album prodotto dalla Walt Disney Records che vede la collaborazione di Hans Zimmer. Nello stesso anno riceve il premio AFI per l'attività compositiva a livello internazionale. Nel 2015 scrive la versione italiana del singolo "Adesso o mai" di Arianna feat. Shaggy.
Distribuito da Believe Digital, il 27 novembre 2015 esce l’ep “C’è una vita nuova” prodotto da Mauro Malavasi e Steve Galante con lo stesso Franco J. Marino. Il 12 dicembre presenta il brano di punta dell’EP, dal titolo omonimo, in occasione del concerto “Natale è qui 2” all’Auditorium Parco della Musica di Roma, accompagnato dall’Orchestra Internazionale di Roma diretta dal Maestro Antonio Pantaneschi. L’estate del 2016 lo vede protagonista di un mini tour in cui si esibisce dal vivo con i suoi musicisti proponendo in chiave acustica i brani del suo EP, oltre a cover internazionali e della tradizione classica napoletana. Il 21 luglio è ospite dell’Orchestra Casadei nella “Notte del liscio” a Cervia (RA) dove celebra i Casadei interpretando uno dei loro grandi successi e omaggia Pino Daniele con una delle sue più famose cover. L’ 11 agosto calca il palcoscenico del Festival Show a Jesolo (VE), insieme ai big della musica italiana, dove ripropone dal vivo la canzone di punta del suo EP “C’è una vita nuova”.

9 dicembre 2016 ore 20.00 - Filippo Gatti
Filippo Gatti, cantautore e produttore romano, classe 1970, vive e lavora da molti anni in Maremma. E' il leader e fondatore degli Elettrojoyce, una delle band più interessanti degli anni '90, e dal 2003 è all'attivo come solista.
Con il gruppo rock Elettrojoyce pubblica nel 1996 il primo album d'esordio, autoprodotto e omonimo, Elettrojoyce. Il successo del disco è tale da spingere la Sony Music a mettere la band sotto contratto per la produzione dei due successivi album Elettrojoyce(2°), nel 1999, e Illumina, l'anno dopo. Ogni album rappresenta un tassello di un'ideale quadrilogia discografia ispirata alle quattro nobili verità della filosofia buddista che si chiude, nel 2003, con  il suo primo disco solista, Tutto sta per cambiare. L'album nasce da una scelta di coerenza: alla luce dei fatti di Genova 2001, esce infatti a nome del solo Gatti, nonostante i compagni di avventura del progetto precedente abbiano solo “cambiato pelle” rinominandosi proprio Diaz Ensemble. Parole e pensieri che hanno il coraggio di aprire riflessioni sul mondo, di affermare la propria opinione, a costo di allontanare ascoltatori, con parole dure e precise, verità sottili. Come anche il monito a non dimenticare il passato con “La memoria libera” cantata da Filippo Gatti e sostenuta dalla voce dolcemente eterna di Bruno Lauzi.
A partire dal 2002 Filippo Gatti inizia le collaborazioni in qualità di autore, arrangiatore, musicista e produttore artistico con artisti tra i migliori della scena musicale alternativa italiana: Bobo Rondelli, Riccardo Sinigallia, i 24 Grana, Andrea Rivera, il Banco del Mutuo Soccorso, il Collettivo Angelo Mai, Marina Rei, Vittorio Nocenzi e la poetessa Elisa Biagini.
Dopo 9 anni di collaborazioni artistiche, nel 2012, esce il secondo disco solista, intitolato Il pilota e la cameriera, registrato tra il suo studio di Scansano, in Maremma, e gli Storm Studios di Dublino, del fratello Francesco Gatti, che mixerà anche il disco.
Nel 2014 Gatti partecipa al Festival di Sanremo come coautore e produttore delle due canzoni, Prima di andare via e Una rigenerazione, presentate da Riccardo Sinigallia e contenute nel disco Per tutti, di cui firma anche la canzone Le ragioni personali. Sempre nel 2014 realizza come produttore il disco collettivo/concertoMaremma Orchestra, tributo alla terra che lo ha accolto ed ispirato, con 80 musicisti maremmani. Tra i progetti più recenti, la produzione del disco Missili e somaridi Luca Carocci e del disco Secondo me mi piace del gruppo Il ballo dell’Orso, uno dei vincitori del concorso Toscana Cento.

10 dicembre 2016 ore 20.00 – armoud
Paola Fecarotta è trombettista, cantante e chitarrista. Cresciuta in mezzo alla musica sin da bambina, nel 2009 si trasferisce in Olanda per studiare jazz al Conservatorium di Amsterdam. A dicembre 2013 intraprende il suo delicato progetto chitarra&voce sotto lo pseudonimo di armaud, cui successivamente le si affiancano Marco Bonini [Mamavegas] alla chitarra e Marco Mirk [Filippo Dr.Panico/Fiorino] alla batteria. Ad ottobre 2014 intraprende un tour autunnale che la porta a suonare da sola in tutta Europa (Olanda, Belgio, Germania, Lettonia e Italia). Il suo primo album ‘How to Erase a Plot‘ pubblicato il 23 ottobre 2015 promosso con un tour di oltre cinquanta date in tutta Italia, è sold-out dopo soli sei mesi dall'uscita. A febbraio 2016 Armaud viene scelta per scrivere ed interpretare 'The Town of Light' - colonna sonora ufficiale per l'omonimo videogioco. La canzone ottiene grande successo e migliaia di visualizzazioni in tutto il mondo. Nel 2017 verrà ristampata la Special Edition di ‘How to Erase a Plot‘, contenente il brano 'The Town of Light', per Giungla Dischi. Durante il live verranno anche presentate alcune demo inedite a cui Paola sta lavorando per il suo secondo album in uscita il prossimo anno.

23 Febbraio 2017 ore 20.00 - Luigi Grechi De Gregori
Luigi “Grechi” De Gregori, nasce musicalmente alla fine degli anni sessanta al Folkstudio di Roma, il mitico locale di Trastevere che fu in quel periodo l’approdo di tutta una generazione musicale d’avanguardia (ci capitarono, fra gli altri, Odetta e Bob Dylan). Del tutto disinteressato alle mode e inguaribilmente attratto dalla musica dal vivo più che dalle sale di registrazione dobbiamo attendere qualche anno per la pubblicazione del suo primo album “Accusato di libertà“ (PDU 1975 ). E di libertà Grechi dimostrava veramente di intendersene parecchio: lo troviamo infatti in quegli anni a suonare in giro per festival alternativi e radio libere, locali e cantine: si dice, anche, a leggere i Tarocchi ai passanti e a viaggiare su giù per l’Italia, l’Irlanda, gli Stati Uniti. A Milano fa anche il bibliotecario, come già suo padre e suo nonno, ma questo non gli impedisce di continuare a suonare e ad incidere brani corrosivi e spiazzanti come “Elogio del tabacco“ o “Il mio cappotto“, splendidi esempi di discografia non allineata che, seppur lontanissimi dalla hit parade cominciano a procurargli stima e attenzione da parte di un pubblico di nicchia dal palato fine.
Verso la fine degli anni ottanta lo troviamo con qualche disco in più all’attivo e con l’attività di bibliotecario ormai alle spalle. È di questo periodo “Il Bandito e il Campione”, brano portato al successo dal fratello Francesco De Gregori (Grechi, per chi non lo sapesse, è un “nom de plume”), grazie al quale Luigi Grechi si aggiudica il Premio Tenco a Sanremo nel 1993 per la miglior canzone dell’anno. Passato dalla PDU alla Sony continua ad incidere “Dromomania”, “Azzardo” “Girardengo e altre storie”, “Cosivalavita” e poi “Pastore di Nuvole” e infine "Angeli e Fantasmi", il suo ultimo ispirato lavoro. L’accusa di libertà continua a pendere sul suo capo. Partecipa a festival itineranti con i poeti della beat generation, accompagna alla chitarra Lawrence Ferlinghetti, torna negli Stati Uniti a suonare coi suoi amici Peter Rowan e Tom Russell, si avventura nei canyons del West e, con identico impegno e passione, per le autostrade italiane. Quando ha tempo vive in Umbria tra la pianura e le colline.







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