sabato 13 febbraio 2016

OGNI VOLTA CHE GUARDI IL MARE Recensione

Teatro Lo Spazio
9 | 21 Febbraio 2016
Diaghilev in collaborazione con  Fiore & Germano
presenta 
OGNI VOLTA CHE GUARDI IL MARE
di Mirella Taranto
con Federica Carruba Toscano
adattamento e regia Paolo Triestino
scene e costumi Lucrezia Farinella luci Gabriele Boccacci

OGNI VOLTA CHE GUARDI IL MARE è uno spettacolo che non può lasciare indifferenti, bisogna andare preparati, perchè si viene immersi in una realtà che può essere distante da quella personale, ma che è una realtà talmente dolorosa, talmente  straziante da non poter prendere le distanze da essa. E' la storia di Lea Garofalo e di sua figlia Denise. Lea è stata uccisa a Milano il 24 novembre 2009 dal marito e da altre persone complici dello stesso, Denise  vive tutt'ora sotto il regime di protezione. Lo spettacolo, mette in rilievo la figura eroica di Lea, attraverso le parole della figlia, dipingendo un affresco di colori, sapori, profumi tipici della Calabria, quella terra da cui madre e figlia sono dovute scappare, che è una terra ricca di suggestioni ma al contempo, specialmente nell'entroterra, purtroppo ancora governata da logiche legate alla forte presenza della 'ndragheta. Denise ,dopo la morte della madre, decide di tornare ed andare a parlare della madre e con la madre davanti al mare, quel mare (segno di apertura) che da piccola per lei era così vicino, ma pur così lontano, tanto che lo vedeva ovunque lei guardasse, e questo perchè la mamma si era battuta affinchè lei non respirasse ,sin da piccola l'aria, quell'aria silenziosa propria del loro paese, ma respirasse aria benefica, pura, libera e le sue orecchie iniziassero a sentire qualcosa di argentino....una risata, la risata di mamma Lea che che spezzava il fragore del silenzio. La commozione non ci lascia mai durante questo spettacolo, da cornice alla storia principale, ecco formarsi davanti ai nostri occhi altre figure, che sembrerebbero essere di contorno, ma ci aiutano a comprendere a fondo la vicenda, come zia Carmela, che ricevette una ginocchiata nello stomaco dal fratello, per aver osato parlare con Salvatore, l'uomo che avrebbe voluto sposare, per la via, o i bambini che per noia prendono a sassate le galline, come un gioco preparatorio,e  chi vince, ovvero chi atterra più galline, avrà la supremazia su tutto il gruppo e il tragico, tremendo, sorriso di soddisfazione del padre per bambino vincitore ...dopo lo schiaffone di circostanza . "Le donne da noi parlano con gli occhi,e  invece a te mamma piacevano tanto le parole". Questa è la potenza rivoluzionaria di Lea Garofalo, una donna che non aveva paura di nulla. L'interpretazione di Federica Carruba Toscano è formidabile, si sposa perfettamente con l'attenta regia di Paolo Triestino, all'inizio dello spettacolo non troviamo Federica sul palco, ma ascoltiamo le note dell'indimenticabile Rino Gaetano mentre viene proiettato un video del mare calabrese di un Blu intenso, e piano piano dalla platea sale la Carruba Toscano e inizia questo monologo struggente, accompagnato dalla preparazione di una torta all'arancio, simbolo della riconciliazione, ma soprattutto del legame tra madre e figlia.
Miriam Comito

Sarà in scena al Teatro Lo Spazio dal 9 al 21 febbraio 2016, OGNI VOLTA CHE GUARDI IL MARE, scritto dalla giornalista Mirella Taranto, adattato e diretto da Paolo Triestino e interpretato da una intensa Federica Carruba Toscano. Il monologo è dedicato a Lea Garofalo, uccisa dalla ‘ndrangheta per mano del suo compagno nel 2009, all’età di 35 anni, per essersi opposta al sistema delle cosche e delle sue assurde regole di vendette e criminalità in cui erano invece avviluppati la famiglia di origine e il compagno. E un omaggio alla sua testimonianza e a quella di sua figlia Denise. Grazie a quest’ultima per l’omicidio della madre in Corte d’Assise sono stati dati 25 anni di reclusione e cinque ergastoli. Uno di questi è stato dato a suo padre.  
Lo spettacolo ha riscosso grande successo alla Festa del Teatro 2015 di San Miniato.


“Non desiderare mai che una spugna cancelli il passato perché non esistono solventi per il dolore. Puoi solo attraversarlo e capovolgerlo e, se puoi… cerca di salvare sempre quello che l’amore, qualunque amore, è stato in grado di farti fare”.
Un testamento spirituale, un messaggio di vita, è tutto quello che Lea lascia a sua figlia, anzi una testimonianza nello spirito, ma anche nella carne, che sua figlia vive a ritroso quando rivede la Calabria. Una terra di cui è figlia ma che non riconosce e da cui non è riconosciuta.
Ogni volta che guardi il mare è la storia vera di una donna che diventa madre, scopre le corde più profonde della sua anima e mette in discussione tutta la sua vita.  Per non portare sua figlia a visitare suo padre in carcere, per non esibirla come un trofeo nei parlatori del penitenziario, perché sua figlia non li vivesse come “normali” e non crescesse pensando all’illegalità come a una condizione di vita, subisce la scomunica della famiglia ed è costretta a fuggire con la bambina e a difendersi diventando una testimone di giustizia. Una fuga che le costerà un esilio di anni, di privazioni e di isolamento per sé e per la figlia, che crescerà nel nord nascondendosi continuamente, costretta sin da piccola a un’altra identità.
Ogni volta che guardi il mare è però anche la storia di quella bambina, diventata adulta, e della sua coscienza che dolorosamente riaffiora fino a chiedere e ottenere giustizia nel nome del sacrificio di sua madre.
È il racconto di un reciproco perdono nel segno dell’aver capito che dietro ogni dolore e dietro ogni assenza c’era solo il desiderio di dare alla vita un senso, un valore.
Mirella Taranto

Affrontare il tema dell'illegalità, dei senza legge, in una terra baciata dal sole e
percorsa dalla violenza. Mirella Taranto riesce a disegnare, lontana da ogni retorica e
da ogni facile atto d'accusa, un ritratto di donna (anzi, di due) inaspettato, poetico
ed epico, spiritualmente laico eppure così terrigno, come solo chi ama la parola e le
proprie origini riesce a restituire. Da parte mia, insieme ai miei collaboratori, ho cercato di evitare la retorica che, in questi casi, inevitabilmente tende a sedurre. Palcoscenico e mare, profumo di forno acceso e poche cose ancora ad indicare una casa in cui, da bambini, si andava a ridere d'estate.
Paolo Triestino
Teatro Lo Spazio - Via Locri, 42/44, Roma RM, Italia - Telefono: +39 06 7720 4149
Orario: Dal martedì al sabato ORE 21,00 – Domenica ore 17,00
Biglietti: Intero € 12 - Ridotto € 10 + Tessera 3 euro  www.teatrolospazio.it/


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