venerdì 9 gennaio 2015

DALL'ALTO DI UNA FREDDA TORRE Recensione

7-25 GENNAIO 2015



DALL’ALTO DI UNA FREDDA TORRE
ProgettoGoldstein/ArgotStudio/Uffici Teatrali
di Filippo Gili
regia Francesco Frangipane
con Massimiliano Benvenuto, Ermanno De Biagi, Michela Martini, Aglaia Mora, Matteo Quinzi, Barbara Ronchi
scenografia Francesco Ghisu
musica Jonis Bascir
luci Giuseppe Filipponio

"Dall'alto di una fredda torre" è uno spettacolo che predispone per il pubblico ad un'immersione totale nella storia più intima della famiglia Mori. La tragica vicenda che vede i due figli porsi dilemmi su scelte basilari, viene giocata in 14 quadri che prendono vita in varie parti della sala, a volte in quelle centrali, a volte negli angoli, a volte gli attor camminano rasentando il pubblico, e ancora, per una parte dello stesso uno o più attori potrebbero essere posti quasi sempre di spalle, o decentrati, o ancora vicinissimi. Questo allestimento, mi ha dato l'idea della volontà di significante diverso  a secondo dei punti di vista, al di là del significato stesso più comune. L'operazione di catarsi è così pienamente raggiunta, un po' perchè non si ha una visione fissa, ma si è portati a muovere il capo,gli occhi in direzione dell'azione del quadro, ma soprattutto perché l'intensità del testo e la bravura con cui viene recitato dagli interpreti, su tutti Barbara Ronchi nel ruolo di Michela, non lasciano indifferenti, anzi si esce dalla sala con una domanda...io al posto suo cosa farei?
Miriam Comito




Dopo il grande successo di Prima di andar vialo spettacolo che è diventato anche un film diretto da Michele Placido e appena presentato alla 32 edizione del TFF_Torino Film Festival, il duo Francesco Frangipane (regia) - Filippo Gili (autore) torna a firmare un nuovo lavoro che vuole proseguire questo intenso percorso drammaturgico e teatrale attraverso una seconda tappa in cui si continuano ad affrontare i grandi temi universali, ovvero la vita e la morte, il destino e il libero arbitrio, partendo da uno stesso contesto, la famiglia, ma addentrandosi per sentieri fin qui inesplorati.
In prima nazionale dal al 25 gennaio, al Teatro Argot Studio, debutta Dall’alto di una fredda torre, una produzione Progetto Goldstein in collaborazione con Argot Studio e Uffici Teatrali con Massimiliano Benvenuto, Ermanno De Biagi, Michela Martini, Aglaia Mora, Matteo Quinzi, Barbara Ronchi.
Una Tragedia in quattordici quadri. Una normalità familiare stravolta dalla malattia. Due genitori ignari del loro destino, due figli piegati dal peso di una scelta, due medici testimoni del dramma. E il pubblico, non più semplice spettatore, che accerchia lo spazio scenico quasi a invaderlo, quasi a condividerlo con i personaggi in una comunione di emozioni e stati d’animo.

Anche in questo caso quindi si vogliono affrontare grandi temi universali, focalizzandoli in un contesto più piccolo, La famiglia. Un microcosmo che ci permette, proprio grazie alla riconoscibilità di situazioni familiari quotidiane, di predisporre il pubblico ad un meccanismo automatico d’immedesimazione e di catarsi. Tutto ciò facilitato da un’idea di allestimento che continua a tenere il pubblico dentro la scena, che accompagna lo spettatore per mano dentro la storia stessa e lo induce a condividere le emozioni dei personaggi, tanto da farsi carico delle domande e dei dilemmi che travolgono i protagonisti”.                                                                                             (Francesco Frangipane)


“E’, per me, la naturale conseguenza di Prima di andar via: scritto molti anni dopo, ma come se si trovasse dietro la porta del primo. Perché se nel primo volevo raccontare la volontà di rivoltare un destino ‘millenario’, e farlo diventare il destino di un uomo e basta, in questa ‘fredda, alta torre’, si nega violentemente la qui ragionevolissima richiesta di farlo. L’assurdità della ragione di Francesco, il protagonista di Prima di andar via, contro il ‘buon senso’ della vita, si ripete in Elena. Che scende in battaglia, a proprie spese, contro la più basica morale umana: quella che nel nome tanto umano dell’amore, patisce, osteggia, e oltraggia il nome, altrettanto umano, forse ancor più umano, della morte. Il punto che accomuna questi miei due scritti non è argomentale, né concettuale: è propriamente fisico, propriamente ‘tragico’; ed è quello in cui l’amore per il destino, e il suo odio, diventano la stessa cosa”.                                                                        (Filippo Gili)






Teatro Argot Studio
Via Natale Del Grande, 27 | tel | fax 06/5898111 mobile 392 9281031
biglietti: 12 euro, 10 euro (ridotto) + tessera associativa (3 euro)
www.teatroargotstudio.com - info@teatroargotstudio.com
tutti i giorni ore 21:00 – domenica ore 17:30 - lunedì riposo

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