lunedì 27 gennaio 2014

4:48 PSYCHOSIS recensione

4:48 Psychosis di Sarah Kane 
Traduzione di Barbara Nativi

con Elena Arvigo 

regia  Valentina Calvani

Luci Javier Delle Monache 
Scene e costumi Elena Arvigo e Valentina Calvani 
Musiche Susanna Stivali
Produzione  Associazione M15 e SantaRita Teatro in collaborazione con Gank
Luci Javier Delle Monache
4.48 Psychosis, scritto nel 1999, è l'ultima opera teatrale della drammaturga britannica Sarah Kane . 

4.48 Psychosis  non aderisce alla forma teatrale convenzionale.
E composto da 24  quadri in cui non sono ci sono indicazioni per la messa in scena ne temporali ne psicologiche .
Il dramma è  dunque diviso in più discorsi pronunciati da una miriade di voci appartenenti a ununica persona continuamente alla ricerca della sua identità.  Il linguaggio e a tratti naturalistico, a tratti  astratto e poetico .

4.48 Psychosis non è lultima lettera di un suicida.
4.48 Psychosis è mancanza, ricerca, desiderio e rifiuto.
È quello che succede alla mente di una persona quando crollano le barriere che dividono la realtà dallimmaginazione.
4:48 Psychosis  racconta la fragilità dellamore e  la disperata tenacia  della speranza .
È il desiderio di un amore incondizionato.
E il rifiuto di una società in cui non cè spazio per  le emozioni ,una società che si ostina a  curare invece che prendersi cura .


 

Secondo le statistiche le 4.48 è l'orario in cui più frequentemente si manifesta la depressione, ma cosa è la depressione?
Una malattia da curare con i farmaci? NO! La depressione è uno stato d'animo determinato dalla rabbia, la rabbia che sale in seguito ad una delusione, atavica non curabile con nessuno tipo di farmaci, ma solo con una presenza affettiva con il prendersi cura. Quando viene a mancare questo si innesca nell'anima un cortocircuito mortifero, fatto si sensi di colpa, mi taglierei un braccio, perchè quella cosa che è successa a quella persona è colpa mia, qualunque cosa succede è colpa mia. Non si riesce più a sopportare il peso della vita così come è strutturata,al punto da volerla rovesciare, toglierle significato. Elena Arvigo, riesce in modo splendido ad impersonare l'ultima "fatica" di Sarah kane, si rimane incollati con lo sguardo e le orecchie bene tese, per non perdere neanche un secondo di questo spettacolo, con una scenografia apocalittica, ma al contempo archetipa (terra mischiata a pezzi di vetro) abat-jour gettate negli angoli, la Arvigo a piedi nudi ci fa entrare nel mondo realistico di Sarah Kane, un depresso è solamente chi lucidamente vede la realtà ed è in grado di descriverla così come è senza edulcorazoni,  e lo esprime nello stile del "your face theatre". Quello che esite in verità è la distruzione e non è un invenzione degi anni 90" ma è una "scoperta" ben più anticaa cui la kane ha saputo attingere sapientemente.
           Miriam Comito


 
 




 
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